10-16 giugno 2023

Settegiorni

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copertina Le donne di Pasolini
PER NON DIMENTICARE

Le donne di Pasolini

“Un senso, un significato delle mie interviste sono le mie risposte che provocano altre domande”. Così Eugenio Cappuccio decide di chiudere il suo bel docufiction “Le donne di Pasolini” (Rai 3 giovedì 15 giugno ore 21.45, disponibile su RaiPlay), dando l’ultima parola proprio a Pier Paolo Pasolini. Mai dichiarazione corrisponde più al vero come questa, perché qualsiasi cosa dica il poeta, scrittore e regista, genera una replica o apre la strada a un nuovo argomento. Cappuccio interpella le donne più importanti della vita di Pasolini facendosi aiutare non solo dalle immagini di repertorio, frutto del contributo che Rai Teche ha dato alla coproduzione di Rai Documentari e Anele, ma ha anche chiamato a sé diverse brave attrici a vestire i panni di alcune di quelle donne a cominciare da Anna Ferruzzo che è una magnifica Susanna Colussi, la madre di Pasolini. E poi ci sono Liliana Massari, Sara Maffodda, Carolina D’Alterio e Martina Massaro che si alternano con le vere Oriana Fallaci, Maria Callas, Giovanna Bemporad e Liliana Betti. Soggetto di Gloria Giorgianni e Federica Tuzi, sceneggiatura di Anna Pagliano con la collaborazione di Tuzi, Cappuccio assegna a Giuseppe Battiston il compito di apripista di questa inchiesta: l’attore friulano è scelto perché il Friuli è la terra che ha visto crescere Pasolini dopo che aveva lasciato la natia Bologna all’età di sei anni per Casarsa del Friuli, la città di sua madre. È proprio nella regione del nord-est che il nome di Pasolini è associato a uno scandalo, quando questi campeggia in alcuni articoli di giornali a causa della sua espulsione dalla sezione del PCI di Pordenone per “indegnità”, dopo che l’artista era stato accusato di aver avuto rapporti sessuali con dei minorenni.

Chi ha frequentato a lungo Pasolini è certamente Dacia Maraini che offre notevoli spunti dalla sua conoscenza quando, ad esempio, puntualizza che l’adesione all’ideologia marxista del suo amico era ispirata alle idee di Antonio Gramsci e non certo a quelle di Palmiro Togliatti. A fornire la propria testimonianza ci sono anche la regista Liliana Cavani, lo scrittore Emanuele Trevi e Davide Grieco, quest’ultimo giornalista, critico cinematografico e regista, che di Pasolini è stato assistente regista dalla fine degli anni Sessanta alla morte. Grieco, che è stato anche la prima voce di Hollywood Party, il programma di Radio 3 dedicato alla settima arte, rivela che era arrivato sul set di “Teorema” con il ruolo di attore, ma vista la completa assenza di talento rinunciò immediatamente a quella carriera: per sua fortuna ricevette da Pasolini la proposta di diventare suo collaboratore. Interessante e a suo modo divertente è la critica che Cavani e Maraini fanno all’unisono della scelta di Pasolini di chiamare la Callas a protagonista di “Medea”: per loro il soprano greco non si è dimostrato all’altezza del compito che il regista le aveva assegnato.
 
“Le donne di Pasolini” sfiora il racconto della tragica morte dell’artista, viene citato l’incredibile numero di processi intentati a suo carico che sono 33 “come gli anni di Cristo”, afferma Maraini, che con rammarico ricorda che lui era per molti un nemico, senza una valida motivazione se non quella di essere un intellettuale “scomodo”. Quanto alla figura femminile tout court, secondo Maraini, Pasolini non avrebbe mai potuto avere rapporti sentimentali e/o intimi con l’altro sesso perché per lui la donna era una madre, sua madre. E pensare che, secondo Grieco, Pasolini piaceva molto alle donne, attratte dal suo fisico muscoloso e asciutto e anche da un look che, oggi, definiremmo macho

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