23 - 29 dicembre 2023

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Nomade che non sono altro

Sono la band più longeva della musica italiana, seconda al mondo solo dietro agli intramontabili Rolling Stones. Stiamo parlando dei Nomadi. La band, fondata nel 1963 da Beppe Carletti e Augusto Daolio, ha da poco concluso le celebrazioni per i 60 anni di carriera. Per l’occasione Rai Documentari ha realizzato “Nomade che non sono altro” sarà trasmesso domenica 7 gennaio, alle ore 23.10 su Rai 3 e RaiPlay. La regia è di Fedora Sasso.

Sono i primi Anni ‘60 quando tra Modena e Reggio Emilia Beppe Carletti e Augusto Daolio decidono di formare una loro band. L’esordio avviene nel 1963 e il nome scelto è Nomadi. Nel 1966 inizia la collaborazione con un allora sconosciuto Francesco Guccini. Da questo sodalizio nascono canzoni che segnano una tappa fondamentale nel panorama musicale italiano. E nel 1972 “Io Vagabondo”, ancora oggi canzone simbolo della band e inno per diverse generazioni.

"Se siamo ancora qui, dopo 60 anni di carriera, il merito va a lui, ad Augusto Daolio, che ci ha lasciato ormai 30 anni fa”, ha dichiarato il fondatore e leader del gruppo, Beppe Carletti. “Ma i primi 30 anni, fondamentali - ha proseguito - li abbiamo costruiti insieme. Sono stati anni belli, ma anche fortunati. Abbiamo avuto la possibilità di vivere della nostra passione, nonostante le disavventure, nonostante i problemi: appena cadevamo, ci rialzavamo e siamo sempre andati avanti con coerenza, mai preda di facili entusiasmi. Ecco, la coerenza è stata la nostra bandiera, il nostro tratto distintivo. Non ci siamo mai fatti imporre niente e le decisioni, giuste o sbagliate, le abbiamo sempre prese da soli. A testa alta. Sono stati 60 anni spesi bene”. 

Il documentario si avvale della testimonianza di Beppe Carletti e arriva fino al concerto evento dello scorso giugno a Novellara (Reggio Emilia) dove la band ha festeggiato i 60 anni di storia insieme al popolo nomade. Due attori, Andrea Avanzi e Marco Santachiara interpretano Beppe e Augusto e conducono lo spettatore nei luoghi dei Nomadi, Novellara, le Valli e la Bassa. In sottofondo le riflessioni di Augusto Daolio estratte da un’intervista radiofonica Rai “Lo specchio del cielo” del 1989. Il racconto è arricchito dalle testimonianze di artisti del calibro di Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Caterina Caselli e Rosario Fiorello. E mentre il paroliere Alberto Salerno racconta della nascita di “Io Vagabondo” al racconto si aggiungono il cantautore Stefano Cisco Bellotti, i musicisti Cico Falzone e Daniele Campani, i figli di Beppe, Elena e Davide Carletti, il parroco di Novellara, Don Giordano Goccini, il giornalista Pino Strabioli e l’ex parlamentare, fan e amico della band Renzo Lusetti. Le immagini di repertorio dell’archivio Rai ripercorrono le partecipazioni televisive e i concerti della band.

"Se abbiamo avuto un ruolo, è stato quello di rompere certi tabù, con canzoni come Dio è morto, veri e propri cimeli della musica italiana”, ha proseguito Beppe Carletti. “Cosa lasciamo – ha concluso - non lo so, di certo se siamo ancora qui non è perché siamo belli, ma perché siamo stati coerenti con la nostra storia e nessuno può dire il contrario. Difficile anche fissare in una sola immagine 60 anni di storia unica: siamo stati sei ragazzi che dalla provincia sono andati se non alla conquista del mondo, quantomeno alla conquista dei propri sogni".

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