|
|
|
|
Nomade che non sono altro
|
Sono la band più longeva della musica italiana, seconda al mondo solo dietro agli intramontabili Rolling Stones. Stiamo parlando dei Nomadi. La band, fondata nel 1963 da Beppe Carletti e Augusto Daolio, ha da poco concluso le celebrazioni per i 60 anni di carriera. Per l’occasione Rai Documentari ha realizzato “Nomade che non sono altro” sarà trasmesso domenica 7 gennaio, alle ore 23.10 su Rai 3 e RaiPlay. La regia è di Fedora Sasso.
Sono i primi Anni ‘60 quando tra Modena e Reggio Emilia Beppe Carletti e Augusto Daolio decidono di formare una loro band. L’esordio avviene nel 1963 e il nome scelto è Nomadi. Nel 1966 inizia la collaborazione con un allora sconosciuto Francesco Guccini. Da questo sodalizio nascono canzoni che segnano una tappa fondamentale nel panorama musicale italiano. E nel 1972 “Io Vagabondo”, ancora oggi canzone simbolo della band e inno per diverse generazioni.
"Se siamo ancora qui, dopo 60 anni di carriera, il merito va a lui, ad Augusto Daolio, che ci ha lasciato ormai 30 anni fa”, ha dichiarato il fondatore e leader del gruppo, Beppe Carletti. “Ma i primi 30 anni, fondamentali - ha proseguito - li abbiamo costruiti insieme. Sono stati anni belli, ma anche fortunati. Abbiamo avuto la possibilità di vivere della nostra passione, nonostante le disavventure, nonostante i problemi: appena cadevamo, ci rialzavamo e siamo sempre andati avanti con coerenza, mai preda di facili entusiasmi. Ecco, la coerenza è stata la nostra bandiera, il nostro tratto distintivo. Non ci siamo mai fatti imporre niente e le decisioni, giuste o sbagliate, le abbiamo sempre prese da soli. A testa alta. Sono stati 60 anni spesi bene”.
Il documentario si avvale della testimonianza di Beppe Carletti e arriva fino al concerto evento dello scorso giugno a Novellara (Reggio Emilia) dove la band ha festeggiato i 60 anni di storia insieme al popolo nomade. Due attori, Andrea Avanzi e Marco Santachiara interpretano Beppe e Augusto e conducono lo spettatore nei luoghi dei Nomadi, Novellara, le Valli e la Bassa. In sottofondo le riflessioni di Augusto Daolio estratte da un’intervista radiofonica Rai “Lo specchio del cielo” del 1989. Il racconto è arricchito dalle testimonianze di artisti del calibro di Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Caterina Caselli e Rosario Fiorello. E mentre il paroliere Alberto Salerno racconta della nascita di “Io Vagabondo” al racconto si aggiungono il cantautore Stefano Cisco Bellotti, i musicisti Cico Falzone e Daniele Campani, i figli di Beppe, Elena e Davide Carletti, il parroco di Novellara, Don Giordano Goccini, il giornalista Pino Strabioli e l’ex parlamentare, fan e amico della band Renzo Lusetti. Le immagini di repertorio dell’archivio Rai ripercorrono le partecipazioni televisive e i concerti della band.
"Se abbiamo avuto un ruolo, è stato quello di rompere certi tabù, con canzoni come Dio è morto, veri e propri cimeli della musica italiana”, ha proseguito Beppe Carletti. “Cosa lasciamo – ha concluso - non lo so, di certo se siamo ancora qui non è perché siamo belli, ma perché siamo stati coerenti con la nostra storia e nessuno può dire il contrario. Difficile anche fissare in una sola immagine 60 anni di storia unica: siamo stati sei ragazzi che dalla provincia sono andati se non alla conquista del mondo, quantomeno alla conquista dei propri sogni".
|
|
Questa newsletter viene inviata dalla Direzione Comunicazione, Relazioni Esterne, Istituzionali e Internazionali al personale di Rai S.p.A e delle Società del Gruppo al fine di fornire aggiornamenti e informazioni per una migliore conoscenza delle realtà aziendali
|
|