15 - 21 aprile 2023

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IERI E OGGI

Gli occhi azzurri di Robert Powell

Per i milioni di telespettatori italiani (28 milioni e 300 mila spettatori per la puntata trasmessa il giorno di Pasqua del 1977, un record che sbaragliò quello della finale Italia-Brasile dei Mondiali 1970: solo 28 milioni e 100 mila) Gesù ha il volto emaciato e intenso di Robert Powell, con gli occhi più azzurri che si siano mai visti. Una scelta precisa, quella di Franco Zeffirelli per il suo Gesù di Nazareth, che non incontrerebbe oggi l’incontrastata approvazione di allora, perché quello sguardo color del cielo mal si adatta all’area geografica in cui è nato Gesù e, pertanto, la scelta di Zeffirelli – secondo i dettami del politically correct - può aver voluto compiacere un’iconografia tutta occidentale e discriminatoria. Resta il fatto che il 1977 è molto più lontano di quanto i numeri dicano. Il dottor Emanuele Gagliardi, referente della Biblioteca di Comunicazioni di massa di via Teulada ci offre una carrellata sullo sceneggiato – evento che ha segnato l’immaginario collettivo.

Domenica 27 marzo 1977, alle 20.40, andò in onda sulla Rete 1 il primo episodio di Gesù di Nazareth, regia di Franco Zeffirelli. Sul Radiocorriere Tv, accanto al titolo, una piccola “C” bianca dentro un rettangolino nero indicava che la trasmissione era a colori.

Dopo un lustro di vicissitudini anche in sede parlamentare, dal 1° febbraio ’77 la Rai trasmetteva “ufficialmente” a colori, ma non erano molti gli italiani che avessero in casa il “TV Color” e lo sceneggiato di Zeffirelli contribuì a riaccendere la “solidarietà televisiva” che aveva segnato gli esordi del mezzo una ventina d’anni prima: “Venite a vedere il Gesù a colori da noi!”

Dopo vari sopralluoghi in Paesi dell’area mediterranea, le riprese erano cominciate il 29 settembre del 1975 nel villaggio di Fertassa, in Marocco, secondo Zeffirelli il più adatto a far da proscenio alla vita di Gesù. Sempre in Marocco, altre scene furono girate a Fez, Meknes, Azru, Tinghir e Ouarzazate. A fine dicembre la troupe si spostò in Tunisia, a Monastir, dove vennero ricostruiti il Tempio di Gerusalemme e la fortezza Antonia. Nell’oasi di Gabes furono realizzate le scene del Giordano, Lamta sostituì Cafarnao, la Domenica delle Palme e la Crocifissione ebbero come sfondo Sousse, il deserto di Douze e la regione del lago Ishkeul. A Monastir venne battuto, il 28 maggio 1976, l’ultimo ciak. Montaggio ed edizione vennero realizzati tra Londra e Roma.

Furono impegnati 240 attori e centinaia di comparse scelte tra le popolazioni dei villaggi locali. Molti i nomi noti: Peter Ustinov (Erode), Anthony Quinn (Caifa), Laurence Olivier (Nicodemo), Valentina Cortese (Erodiade), Ernest Borgnine (il Centurione), Ann Bancroft (Maria Maddalena), Regina Bianchi (Anna), Maria Carta (Marta), Renato Rascel (il Cieco nato).

Il giorno di Pasqua, 10 aprile, andò in onda il terzo episodio, quello che si chiudeva con la resurrezione di Lazzaro. Nel quarto episodio (17 aprile) c’era la battuta più breve di tutta la sceneggiatura: la recitò Claudia Cardinale, tornata in Africa dov’è nata proprio per il Gesù, nei panni dell’adultera. Dopo aver invitato chi fosse senza peccato a scagliare la prima pietra contro la donna, Cristo le si rivolge: “Non vedo nessuno disposto ad accusarti”. E lei: “Nessuno”.

L’ultimo episodio, il più drammatico ma anche il più carico di speranza, venne trasmesso il 24 aprile. Mentre si girava la scena della deposizione, Olivia Hussey (Maria) ebbe un collasso e Zeffirelli non fermò la macchina da presa e continuò la scena con l’attrice svenuta.

I giudizi della critica internazionale furono complessivamente positivi, alcune testate definirono di “impressionante verismo” le scene della crocifissione e della deposizione. Ma non mancarono polemiche: una setta americana fondamentalista che faceva capo a un certo dott. Bob Robert Johns bollòa come “blasfema” l’opera di Zeffirelli perché “nega la divinità di Cristo” con l’avallo dell’arcivescovo di Canterbury e del Vaticano rei di “apostasia”! La piccola setta scatenò i suoi adepti: alla ditta automobilistica General Motors, che aveva anticipato tre milioni di dollari per la coproduzione del Gesù di Nazareth e un milione e mezzo per inserire la pubblicità delle proprie vetture nella versione americana, arrivarono oltre tremila lettere che minacciavano disdette di contratti di acquisto. La multinazionale rinunciò alla pubblicità, ma senza ritirare il finanziamento.
Il Gesù di Zeffirelli si aggiudicò il Premio Salsomaggiore ma il regista non lo ritirò perché, disse, non riteneva “la situazione italiana generale d’oggi e il carattere e lo spirito del mio lavoro adatti per celebrazioni e premi”. Erano gli anni di piombo, ma Gesù di Nazareth è stato indiscutibilmente il programma televisivo di quell’anno e resta uno dei programmi più significativi realizzati e trasmessi dalla Rai.

Corriere 27.03.1977

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