VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Il cardinale Matteo Zuppi alla guida della CEI

Di Guido Barlozzetti

 

Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, è il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Lo ha nominato Papa Francesco scegliendo da un terna indicata dall'Assemblea Generale dell'Associazione, che oltre al suo nome comprendeva quelli di Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino, e di monsignor Antonio Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della CEI.

Succede al cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Consensi da tutte le parti, a cominciare dal Presidente della Repubblica, dal Presidente Mario Draghi e dal predecessore che sottolinea "la già rilevante e riconosciuta azione pastorale svolta come arcivescovo di Bologna". "Comunione e missione sono le parole che sento nel cuore - ha detto Zuppi subito dopo la nomina - Cercherò di fare del mio meglio, restiamo uniti nella sinodalità".

I titoli dei giornali, con l'enfasi che appartiene alla retorica della comunicazione ma anche con una unanimità che riconosce l'impegno e l'ispirazione di Zuppi parlano di "Prete degli ultimi", del "vescovo che viene dalle periferie", del "Prete di strada"… a conferma di una percorso biografico che l'ha visto sempre dalla parte di chi si trova in una condizione di esclusione e marginalità. E ricordano la familiarità con cui si fa chiamare "Don Matteo, l'abitudine di usare la bicicletta come l'omonimo della fiction e la decisione di vivere nella Casa del clero di Bologna, dove risiedono i preti anziani, preferendola alle stanze dell'arcivescovado. E sarebbe sbagliato ricondurlo a un semplicistico profilo di una spiritualità che s'incarna nel richiamo agli ultimi del mondo, dove peraltro il neo-presidente ha dimostrato una esemplare vocazione alla solidarietà, dalle periferie romane alle carceri.

Zuppi è uomo attrezzato di studi e di esperienze, anche politiche come la mediazione che effettuò per conto della Comunità di Santo Egidio per chiudere la pluriennale e sanguinosa guerra civile in Mozambico. La scelta del Papa fa pensare a un bisogno di entrare nel vivo delle questioni, dei problemi e dei bisogni che agitano la Chiesa e la società italiana, di stabilire un rapporto di reciprocità e portare nel tessuto complesso e disorientato del Paese e in un rinnovato e franco dibattito con la politica una voce autorevole e adeguata a stabilire una sintonia con le fragilità e le contraddizioni del nostro tempo.

Zuppi ha confermato un doppio e convergente progetto, in cui la condivisione comunitaria della Chiesa è l'altra faccia di un'apertura a chi vive in condizioni marginali e al laicato: "La missione è quella di sempre, la Chiesa che parla a tutti e con tutti. La Chiesa che sta per strada e che cammina, la Chiesa che parla un'unica lingua, quella dell'amore, nella babele di questo mondo". Linee che corrispondono perfettamente a quelle su cui il Papa Francesco ha costruito la sua missione.

In questo senso Zuppi ha ricordato l'emergenza di una doppia pandemia, il Covid e la guerra che non è soltanto quella dell'Ucraina, rispetto a cui ha assicurato la vicinanza della Chiesa. Certo, sono tante le questione aperte con cui la CEI dovrà confrontarsi, la pedofilia che reclama una presa di posizione senza equivoci, dalla parte delle vittime, il mondo Lgbt, in particolare quello dei credenti che chiedono ascolto e accoglienza, poi i temi etici a cominciare dal dibattito sul fine vita, rispetto a cui Zuppi ha già avuto modo di distinguere tra la libertà che lascia il testamento biologico e il diritto all'eutanasia.

Matteo Zuppi è nato a Roma l'11 ottobre 1955, quinto di sei figli, figlio del giornalista Enrico e della nipote del cardinale Carlo Confalonieri. Nel 1973 conosce Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, e inizia a collaborare alle attività al servizio degli ultimi, dalle scuole popolari per i bambini emarginati delle baraccopoli romane alle iniziative per gli anziani soli e non autosufficienti, per gli immigrati e senza fissa dimora, i malati terminali e i nomadi, i disabili e i tossicodipendenti. E così anche sul fronte dell'impegno ecumenico per l'unità tra i cristiani. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, svolge il percorso che lo porta al sacerdozio, compreso un baccellierato in Teologia, fino ad essere nominato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia, a cui succede nel 2000 per dieci anni. Dal 2000 al 2012 è anche assistente ecclesiastico generale di Sant'Egidio e nell'ambito di questo incarico opera come mediatore nella citata esperienza in Mozambico.

Nel 2010 gli viene affidata la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela nella periferia di Roma e poco dopo Benedetto XVI lo nomina vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma, per ricevere poi l'ordinazione episcopale e scegliere come motto Gaudium Domini Fortitudo vestra. Il 27 ottobre Papa Francesco lo nomina alla sede metropolitana di Bologna e quattro anni dopo cardinale con il titolo di Sant'Egidio in Trastevere. È membro del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dell'Ufficio dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

 

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