TATTO PAGLIACCIO E I GUANTI BIANCHI

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Un pagliaccio dal naso rosso e i capelli arancioni è seduto su uno sfondo blu, accanto alla scritta colorata di verde, viola e bianco "Il Pagliaccio Oreste in Tatto Pagliaccio e i guanti bianchi, il racconto di Oreste Valente". Indossa una giacca verde acceso e dei pantaloni verde scuro, entrambi con risvolti a righe bianche e rosse. In testa calza un cappellino verde dal quale spunta una margherita e al collo ha un grosso papillon verde a pois viola. Le grandi scarpe sono bianche e rosse.Il Grande Pagliaccio Sapiente Darius Jorge Francisco Isidoro Luis B. Fo Acevedo, in arte Jogulàtor Èloquens, fu invitato a Stoccolma dalla prestigiosa Accademia reale svedese delle Scienze a tenere la sua lectio magistralis: “De Tactus Pagliacciarum” tratto dal suo famoso “Tractatus logico-philosophicus”. Indossava un abito nero - elegantissimissimo - che poteva essere un tait, o un frac o uno smoking, camicia con papillon d’argento, e un paio di guanti bianchi in pelle di pesca, sottili, perlati e brillanti. Tutti presero posto in sala. Si spensero le luci e un faro, occhio di bue, illuminò un piccolo pulpito al centro della sala. Salí il nostro con leggerezza e solennità e cominció:

“Signore e Signori, sono davvero onorato di essere qui con voi. Il titolo di questo mio intervento che in linguaggio pagliaccio chiamiamo chiacchierata è «De Tactus Pagliacciarum - sottotitolo - pro jogulatòres obloquèntes» e avete capito tutti che sto usando il latino, latino medievale. Questo è il frontespizio di una legge che è stata promulgata nel 1221 in Sicilia dall’Imperatore Federico II di Svevia.

La legge in questione permetteva a tutti i cittadini di insultare i giullari, di bastonarli e, se si era un po’ nervosi, anche di ammazzarli senza rischiare alcun processo con relativa condanna. Vi avverto subito che questa legge è decaduta e come Pagliaccio Giullare, quindi, posso continuare, a parlare e a muovermi tranquillo. Signore e Signori, da allora il buon Dio o Grande Saggio o Profeta o Signore dell’Energia della Vita e della Luce regalò a tutti i Pagliacci e giullari guanti bianchissimi da indossare sempre e da mantenere sempre puliti, affinché ricordassero che loro che potevano essere toccati, picchiati e bastonati da chiunque: da quel giorno avrebbero avuto un tatto speciale che avrebbe portato al mondo solo rispetto e bellezza.

I guanti per noi Pagliacci sono una seconda pelle, ancora più sensibile di quella Vera che sta proprio sotto i guanti. Alcuni amici miei, letterati, artisti famosi, intervistati da giornali e televisioni, hanno dichiarato che i Membri dell’Accademia svedese sono stati molto coraggiosi nell’ invitare a parlare in un luogo tanto prestigioso un Pagliaccio, un vero giullare! E a parlare poi di un argomento così poco interessante e un po’ volgare. Parlare di uno dei cinque sensi, il tatto... coi guanti bianchi. Eh sì, il Vostro è stato davvero un atto di coraggio che rasenta la provocazione. Siete stati ancora una volta esagerati, voi che assegnate in questa sala il prestigioso premio Nobel, avete invitato un Pagliaccio. Sono passati qui dentro persone di ogni religione, razza e colore, ed ora io vi porto qui il più festoso saluto e ringraziamento da parte di una caterva di guitti, di giullari, di clown, di saltimbanchi, di contastorie. Siamo arrivati qui, insieme!” L’esimio e sapiente Darius Jorge Francisco Isidoro Luis B. Fo Acevedo, in arte Jogulàtor Èloquens, si fermò per prendere fiato e scoppiò un applauso più fragoroso che mai si fosse udito in quell’aula. Staccò le mani dal leggio che aveva di fronte, e cominciò un piccolo inchino a destra, uno in centro, uno a sinistra, e ripetè quest’azione in modo sempre più meccanico più e più volte e dopo i ripetuti inchini rispose all’applauso col salut opagliaccio. Il saluto pagliaccio è ben più che un impersonale inchino, consiste in una specie di inchino personalizzato che termina con le mani di fronte mosse velocemente. È lo stesso gesto che nella lingua dei non udenti significa ciao! La gente era molto colpita dall’eleganza del nostro pagliaccio e dalla sua leggiadria e dal movimento delle mani in guanti bianchi.Un palco dalle assi blu e fondale rosso bordeaux, sul quale si intravedono formule scientifiche di chimica e fisica. Al centro del palco si erge un pulpito. In platea, in fondo alle file di poltrone porpora, cinque ragazzi ritratti di spalle, con guanti bianchi calzati sulle mani protese in alto.

“Dovete sapere, incliti amici, che le mani, come del resto il naso, sono molto importanti per un Pagliaccio. Puoi impastare una bella pizza, raccogliere fiori, accarezzare, il Pagliaggio come il giullare muove e gesticola, conosce l’arte del mimo ma le sue mani sono dei radar, delle antenne che captano onde. Il pubblico era sempre più attento e affascinato, quasi sognante. “Signori gentili, vi starete certo domandando perché i guanti bianchi siano importanti per noi Pagliacci. I guanti proteggono, tutelano e sviluppano il cosiddetto Tatto Pagliaccio. Il Tatto Pagliaccio è molto particolare, diverso da quello umano e da quello animale. Quando andate al Circo, o a una festa dove vi accoglie un Pagliaccio potrete constatare da soli con i vostri occhi che ogni gesto del Pagliaccio è riempito e reso netto e pulito dai suoi guanti. Anche i maghi hanno i guanti bianchi, un mio amico sapiente di nome Funesto, maggiordomo di Mortaccia aveva i guanti bianchi, addirittura luminosi. Quando vedono un amico i Pagliacci non sempre si stringono la mano, preferiscono abbracciarsi appoggiando le mani sugli avambracci e facendo molti saltelli. Il tatto pagliaccio è delicato. Può raccogliere un fiore, toccare il cuore. Posso dunque concludere che per il Pagliaccio i valori cambiano: con i guanti, i Pagliacci, hanno una sensibilità mille e mille e mille e mille volte più alta. Una sensibilità messa a disposizione del mondo.”

Il nostro Pagliaccio allargò le braccia e reclinò il capo, il pubblico era attento e quasi ipnotizzato quando dal fondo della sala entrò un nutritissimo gruppo di ragazzi con i guanti bianchi, ragazzi che arrivavano in Svezia da tutto il mondo, dal Venezuela, da San Vito al Tagliamento, da Roma. Era il famoso coro Manos Blancas, un coro nel quale assieme ai bambini che potevano utilizzare la voce, cantavano bambini con deficit uditivi, visivi. Ognuno cantava utilizzando il mezzo espressivo che riusciva meglio a controllare. Chi usava la voce, chi faceva cantare le mani. Tutti indossavano dei guanti bianchi che si muovevano nell'aria dipingendo emozioni grazie alle molteplici possibilità offerte dalla Lingua dei Segni. Il Grande Pagliaccio Sapiente Darius Jorge Francisco Isidoro Luis B. Fo Acevedo, in arte Jogulàtor Èloquens, scese emozionato dal pulpito dove appoggiò la sua valigia magica. La aprí. Era piena di guanti bianchi di ogni foggia e misura. Cominciò a distribuirne un paio ad ognuno dei presenti che li indossarono e si unirono via via al coro, dando vita con il loro apporto creativo ed emotivo al più bel canto che mai si fosse ascoltato nel mondo.

 

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