GATZOR MACAU KLAUN E LA PAURA

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Un pagliaccio dal naso rosso e i capelli arancioni è seduto su uno sfondo blu, accanto alla scritta colorata di verde, viola e bianco "Il Pagliaccio Oreste in Gatzor Macau Klaun, il racconto di Oreste Valente". Indossa una giacca verde acceso e dei pantaloni verde scuro, entrambi con risvolti a righe bianche e rosse. In testa calza un cappellino verde dal quale spunta una margherita e al collo ha un grosso papillon verde a pois viola. Le grandi scarpe sono bianche e rosse.Ehi chi c’è? E che è?
Non sento nulla intorno a me,
Ma ci siete voi, amici ed eroi!
Hola. Olà...Buongiorno... e Buonasera.
Sono Pagliaccio Oreste, vi ricordate?

A milioni ce n’è nel mio mondo Pagliaccio
di storie da narrar. Siete pronti a seguirmi?
Vivo con i piedi per terra e la testa fra le nuvole
Venite con me nei miei mondi fatati per sognar!
Una nuova avventura vi aspetta.

Gatzor Macau Klaun era un Pagliaccio che aveva sempre paura.
Era alto più di due metri, due gambe tornite come l'eroe di un cartone giapponese, vita stretta e buoni muscoli, viso bianco, due occhietti vispi e pungenti.
Anche il naso era bianco, come i suoi denti, la bocca nera e cromata sembrava un forziere pieno di tesori luccicanti e preziosi.
Aveva lunghi capelli con boccoli argentati che sembravano fili di stelle. Quando per la paura digrignava i denti, questi parevano lame, le labbra si arricciavano e la sua bocca diventava un'arma spaziale in azione, aggiungi poi che cominciava a tremare che sembrava uno di quei trapani giganti che usano per bucare il manto asfaltato delle strade quando aggiustano i tubi dell'acqua, della luce, del telefono e del wi fi... e poi come se non bastasse l'ansia gli faceva emettere un sibilo incontrollato uguale al rumore dei macchinari infernali dei dentisti.

Gatzor Macau Klaun, puro e candido come un angioletto, ogni anno candidato al Nobel per la Pace, quando aveva paura e si spaventava, senza saperlo, terrorizzava qualsiasi cosa incontrasse.
I Pagliacci che abitavano in cielo vicino a lui e che ancora non lo conoscevano, quando educatamente gli porgevano la mano inguantata per la presentazione e assistevano alla sua mostruosa trasfigurazione, scappavano a gambe levate o crollavano svenuti per terra, come birilli al bowling dopo uno strike.
Una volta Gatzor Makau Klaun era comodamente seduto sulla sua amaca in giardino a gustarsi le prime ariette primaverili e vide le nuvole del cielo che felici si facevano trasportare veloci dal vento trastullandosi e rigirandosi in mille capriole. Subito fu colto da un attacco di panico scambiando le innocenti nuvolette per fantasmi cattivi impegnati in qualche diavoleria, e queste, per la paura causata dalla sua repentina trasformazione, cominciarono a piangere e a singhiozzare così forte che scatenarono sulla terra un grosso temporale, un tifone e una disastrosa alluvione, riversando secchiate di acqua di lacrime sul mondo.
Ogni volta che un aereo volava sopra le nuvole, lui terrorizzato si bloccava come una statua, e restava frizzato per ore quasi senza respirare.
Per la paura non poteva partecipare alla festa del Capodannopagliaccio perché allo scoccare della mezzanotte i tappi dello champagne che saltavano in aria, gli sembravano una violenta sparatoria.
Non poteva avere orologi in casa perché quando sentiva il cucú, il tic tac o i battiti che scandivano le ore sulla pendola, cominciava a tremare così forte che tutta la nuvola traballava come una barca in tempesta.
Aveva troppa paura e questo stato d'animo lo faceva molto soffrire.
Non riusciva più a vivere così.
Un giorno vide in tv che il Grande Circo del Mondo cercava urgentemente un Pagliaccio. Una casetta dai muri arancioni e il tetto rosso, su una collinetta verdeggiante. Dal lucernario si intravede il volto di un pagliaccio spaventato. Accanto alla casetta, degli alberi dalla folta chioma verde sostengono un'amaca bianca e rossa; in cielo stanno delle nuvole, alcune delle quali sembrano disegnare sagome di volti spaventosi. Accanto alla casetta vola un piccione bianco, che tiene nel becco alcune lettere.

Scese sulla terra usando il suo ombrello più bello come paracadute, doveva far presto e questa fretta gli fece dimenticare di avere paura, fu più veloce della luce, si presentò, propose un numero con un piccione ammaestrato e subito fu scritturato: "GATZOR MACAU KLAUN E PIUS IL PICCIONE VIAGGIATORE"!!!
Insieme erano così magici e divertenti che divennero gli artisti più richiesti e applauditi dal sempre più numeroso pubblico, che veniva al circo solo per loro.
Era davvero felice, ma purtroppo, quando un cavallo si imbizzarrí allo scoccar di una frusta, Gatzor si spaventò ed ebbe una delle sue crisi. Tutti i bambini cominciarono a frignare e a strillare a squarciagola e si stringevano alle nonne e alle mamme, lui più terrorizzato di loro, fece un salto e si mise a correre all'impazzata da solo su una strada bellissima in mezzo a una valle verde di prati e dipinta da fiori di ogni colore.
Correva così forte che Pius il piccione viaggiatore non riusciva a stargli dietro, alla fine si calmò e cominciò una camminata tranquilla in quella splendida giornata di sole, respirando a pieni polmoni, ma quando vide al suo fianco la sua ombra allungata, terrorizzato, cominciò a correre più veloce di prima, le sue grosse scarpe sembravano ali.
Intorno a lui, un delirio. I gatti inferociti come tigri salivano sugli alberi e sui tetti più alti, i cani ululavano e non riuscivano nemmeno a ringhiare, le case e i palazzi chiudevano di botto gli scuri delle finestre. Cadde stremato per terra su un materasso di felci ed ortiche, si alzò di scatto ammaccato e cominciò a grattarsi compulsivamente a causa di uno strano prurito, inciampò in un ramo, che era una fionda, che lo lanciò come un razzo nel cielo.
Chiuse gli occhi e li riaprí dopo pochi secondi catapultato sopra la nuvola sua.
Eh, sì... molto strano... tutti avevano paura e soggezione di lui e lui era spaventato da tutto.
La paura si era impossessata di Gaztor, la paura era Gatzor.
Doveva accettare che era nato così, non poteva opporsi a questo strano destino, doveva stare sempre da solo rinchiuso nella sua casetta sulla sua nuvola.

Gli altri Pagliacci volevano aiutarlo ad avere coraggio e decisero di andare a parlargli.
Scambiarsi abbracci, sorrisi, dire due parole, giocare, disegnare in compagnia, forse avrebbe cambiato la vita di Gatzor.
Avrebbero potuto fargli una telefonata, scrivergli un sms, un Whats up, ma il beep lo avrebbe terrorizzato e anche se avesse messo il telefono silenziato, la luce gli avrebbe fatto paura.
Che brutta la vita di chi è divorato dalla paura!
Decisero allora di affidare le loro letterine e i loro messaggi scritti a Pius il piccione viaggiatore cosí da annunciare il loro arrivo.
Pius il piccione era il miglior amico di Gatzor Makau, era nato in Turchia aveva il color della cipria e al suo passaggio emanava un forte e delicato profumo di vaniglia, era molto elegante e non faceva nessun rumore muovendosi ed era così soffice e morbido che quando non era in volo diventava il caldo cuscino di Gazt...
Pius il piccione era il miglior amico di Gatzor erano come fratelli e quando si appoggiava sulla sua spalla sembravano una cosa sola.
Pius capí che bisognava far presto, gli attacchi di panico dopo il ritorno sulla nuvola, continuavano in maniera esponenziale, ora anche un leggero soffio di vento che entrava dalle finestre lo spaventava e lui scappava sotto il suo letto di piume e cominciava a starnutire e anche gli starnuti, che erano suoi, lo spaventavano a tal punto che cominciava a tremare.
Quando calava la notte e il silenzio era quasi tombale, le cose per lui andavano meglio ma se per caso una stella cominciava a lampeggiare o la luna si stringeva e sembrava una falce, tornava la paura.

Era un tipo davvero strano il nostro pagliaccio aveva più paura della luce che del buio.
Pius insieme agli altri pagliacci, lo portò ad una visita specialistica dalla Dottoressa Donatella Midons che aveva la passione di truccarsi la bocca.
Aveva una valigetta piena di rossetti sgargianti, si ritoccava continuamente le labbra e ogni tanto usava parole in francese. Abitava in fondo a un bosco, dalla sua finestra solo natura e chevres, come ripeteva continuamente, e il suo studio era in mezzo a un giardino di rose profumate, le famose Bourbon che sembravano di seta, lei le chiamava Souvenir de la Malmaison.
Fece accomodare Gatzor su una comoda poltrona una vera scultura del famoso scultore Jeanne Marie, lo guardò fisso negli occhi, tirò fuori un rossetto di un rosso brillante, gli fece fare nove giri sulle labbra e sentenziò:
"Gatzor Makau Klaun, come va?
Sono qui per dir a tuà
che la paura non esist pà!
Per guarire dai tuoi mali
non necessiti medicinali.
Sciogli i lacci!
Solo sorrisi e abbracci.
Dal tuo lettino ti devi alzare
e riprendere a viaggiare.
Vecchi e nuovi amici incontrare!
L'universo non ha un centro, lo sappiamo?
Tutti noi che il mondo abitiamo
pagliacci, uomini, animali e piante,
di paure ne abbiamo tante.
Siamo macchine biologiche telepatiche
in continue evoluzioni sistematiche,
siamo un insieme di impronte
che ci condizionano e ci strutturano e corrugano la fronte.
Una sola e semplice certezza:
riconquistar lo Stato di consapevolezza.
Puoi scegliere tutto, senza fretta!
La tua vita voilà
non è certo questa qua..."

Pronunció solennemente queste parole, ripose il rossetto rosso nella valigetta, si alzò, ritirò in una busta la parcella, aprí la porta, e Gatzor Macau Klaun si alzò con un sorriso. Quel lungo silenzio, abitato solo dal profumo delle nobili rose, fu interrotto da un lungo applauso di tutti i Pagliacci che aspettavano fuori. Era un rumore, seppure attutito dai guanti, ma per la prima volta Gatzor non ebbe paura.
Anche Pius che si era posato sulla sua testa e sembrava un cappello alla moda rimase sorpreso.
La Dottoressa aprí la porta e il nostro Gatzor abbracciò tutti gli amici convenuti. Non sapeva come abbracciare ma sorrise felice.
Capí che per abbracciarsi si fa cosí, ci si avvicina lentamente senza un motivo apparente, poi si allargano le braccia ci si stringe e si respira e ci si stacca più forti di prima.
Arrivarono velocemente a casa di Gatzor tutti i Pagliacci, accompagnandolo. Pius volò velocemente ad avvisare gli altri uccelli di portare cibo e dolcetti, arrivarono subito le rondini che organizzarono una bella festa, gli altri Pagliacci preparavano i bagagli per il nuovo viaggio di Gatzor.
Chi piegava camice, chi lucidava le scarpe, chi stirava cravatte.
Le nuvole ripresero a girare, gli orologi a battere le ore e Gatzor era davvero felice.

Arrivò la notte con lo spicchio di luna e le stelle, tutti si salutarono e cominciò il nuovo viaggio di Gaztor.
La Dottoressa Midons Donatella pubblicò un volume, subito esaurito, che oggi ha raggiunto la nona edizione. Nel capitolo primo si legge cosí:
"Scese Gatzor Macau Klaun di nuovo sulla terra
ma allora purtroppo c'era la guerra!
Caro lettore, adorato cherie
brutto da dire ma è proprio cosí!
Erano le città devastate dai bombardamenti.
Molte le vite spezzate di amici e parenti.
Era impossibile anche scappare
ma tutti i bambini continuavano a giocare.
Erano spaventati, dimagriti e affamati,
senza casa, sfollati e da tutti dimenticati.
Fame paura e dolore gli si leggeva sul viso.
Salvifico e necessario fu di Gatzor il sorriso.
Dice la scienza che quando il mondo è ridotto a uno straccio,
è proprio allora che serve il Pagliaccio!
Cala la notte, il silenzio è tombale,
come fai la paura a scongiurare?
Crollano muri di case e interi palazzi
e Gatzor felice soccorre i ragazzi.
Ogni brutto pensiero, ogni paura
ogni tremore, ogni sventura,
da loro riusciva ad allontanare
prendendoli per mano per farli volare.
Le jueux sont fait, ríen va plus,
Roland puff puff,
Freud, Paolo Fox e Il professor Jung...
Tutti hanno scritto che di paura non si muore,
basta affidarsi al proprio cuore.
Sorridere, ascoltare e ascoltarsi.
Abbracciarsi.
Imparare ad amarsi...
Makau in hawaiano vuol dire paura.
In Bosnia e Siria e nelle terre dove c'è stata
e c'è ancora la guerra
con Gatzor e Klaun chiamiamo il Pagliaccio
che oggi ci toglie da ogni impaccio."

 

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