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relazione sulla gestione
Signori Azionisti,
Il bilancio consolidato del Gruppo Rai chiude con una perdita di 61,8 milioni di Euro e una posizione finanziaria netta negativa di 151,5 milioni di Euro.
Il risultato 2009 risulta in peggioramento rispetto al 2008 principalmente per la sensibile diminuzione dei ricavi pubblicitari (pari a circa 200 milioni di Euro) dovuta alla pesante congiuntura economica.
Tale situazione ha fortemente condizionato le decisioni di acquisto delle imprese e imposto un drastico ridimensionamento dei budget di spesa destinati all'advertising.
L'adeguamento del canone unitario, in linea con il trend storico, non ha potuto contrastare, se non marginalmente, un fenomeno di tale portata.
Doveroso, comunque, citare l'aumento degli introiti da canone, dovuto sia all'aumento del canone unitario da 106,0 a 107,5 Euro, in linea con il tasso d'inflazione programmato, sia al più elevato numero di abbonati paganti, che ha raggiunto la soglia di 16 milioni di famiglie.
La politica di adeguamento annuale del canone unitario è stata, peraltro, confermata anche per il 2010, con un aumento di 1,5 Euro.
Il canone di abbonamento rimane, comunque, il più basso tra le emittenti pubbliche europee, con la ulteriore penalizzazione di un tasso di evasione particolarmente elevato con riferimento sia al canone speciale che al canone ordinario, stimato, per quest'ultimo, non lontano dal 30%.
È utile, anche, rammentare lo squilibrio tra le risorse pubbliche e i costi sostenuti dalla Concessionaria per l'assolvimento dei compiti di Servizio Pubblico, deficit che per il 2008, come risulta dagli ultimi conti separati disponibili, ammonta a quasi 550 milioni di Euro; tale squilibrio si riduce a 335 milioni di Euro dopo l'attribuzione della quota specifica della pubblicità raccolta sul palinsesto.
Il Gruppo ha, inoltre, proseguito, attraverso azioni di razionalizzazione ed efficientamento, un'importante manovra correttiva sui costi, incluso quello per il personale, che ha consentito di limitare gli effetti connessi alla crisi del mercato pubblicitario.
Il mercato pubblicitario, su tutti i mezzi, ha registrato, in un contesto macroeconomico tuttora debole e segnato dalla crisi, un calo stimabile intorno al 13% (dati Nielsen) sensibilmente più marcato di quello consuntivato nel 2008 (-3%). In particolare la pubblicità televisiva evidenzia nel complesso una perdita effettiva nell'ordine del 10%. Gli unici mezzi che hanno conservato un segno positivo sono internet e, in misura minore, il satellite.
Lo scenario radiotelevisivo è in profonda evoluzione, con il mutamento strutturale dell'arena competitiva: la competizione non è più tanto tra attori presenti sulla medesima piattaforma quanto tra piattaforme, condotta da operatori aventi oramai una accentuata vocazione multipiattaforma. La moltiplicazione dell'offerta multimediale, considerata una prerogativa esclusiva delle generazioni cresciute in ambienti già digitali, coinvolge anche i fruitori della televisione tradizionale che sta vivendo una fase d'importante ripensamento e riposizionamento.
La Rai ha scelto con convinzione il digitale terrestre come propria piattaforma privilegiata, attorno alla quale sta costruendo la missione del Servizio Pubblico del futuro; la sua strategia nel nuovo ambiente digitale multicanale consiste nell'affiancare all'offerta tradizionale nuovi canali specializzati.
A fine 2009, la popolazione all digital è pari a circa 17 milioni di individui, quasi il 30% della popolazione.
Il passaggio al digitale coinvolgerà nel 2010, anno di massimo sviluppo della piattaforma, cinque nuove aree del Paese fino a coinvolgere il 70% degli utenti.
La competizione tra la piattaforma terrestre e le altre crescerà quindi d'intensità nel 2010 poichè le delicate fasi di passaggio rappresentano il frangente migliore per intercettare, anche attraverso aggressive campagne promozionali, l'utente 'terrestre' eventualmente disorientato.
I primi risultati di ascolto relativi alle aree all digital vedono l'affermazione di Rai in qualità di leader di mercato grazie al contributo dei canali di RaiSat che prima rappresentavano il più importante editore italiano all'interno dell'offerta Sky.
La concessionaria del Servizio Pubblico è presente con tutta la propria offerta anche sulla piattaforma satellitare, gratuita, lanciata nel 2009 da Tivù, società alla quale la stessa Rai partecipa con altri broadcaster nazionali.
La Rai innova la propria offerta editoriale gratuita sul digitale terrestre affiancando al simulcast dei tre canali generalisti, altri tre canali ideati ad hoc: Rai Gulp, Rai Sport Più e da luglio 2008 Rai 4 e due canali satellitari in simulcast con copertura nazionale: RaiNews 24 e, più di recente, Rai Storia.
A questi si aggiungono, nelle sole aree all digital, altri quattro canali specializzati (sempre ex RaiSat): Cinema, Premium, YoYo, Extra, Rai Scuola e una trasmissione sperimentale in Alta Definizione.
Per la costruzione dell'infrastruttura di rete, la Rai attuerà un rilevante programma d'investimenti che assorbirà entro il 2012 risorse nell'ordine dei 300 milioni di Euro, con un'elevata concentrazione nel 2010, aggiungendo anche rilevanti impegni e investimenti nell'area dei contenuti per l'ampliamento dell'offerta.
L'innegabile trasformazione del sistema delle comunicazioni impone flessibilità e rapida capacità di reazione nonchè dotazioni finanziarie che possano adeguatamente supportare le strategie di crescita.
Il Testo unico della radiotelevisione prevede espressamente, a garanzia della Concessionaria, un meccanismo che salvaguarda l'equilibrio economico aziendale, riconoscendo che le risorse pubbliche spettanti alla Rai debbano coprire i costi che la stessa sostiene per lo svolgimento delle attività di servizio pubblico delegate.
Questa disposizione di legge, richiamata anche nel Contratto di Servizio - la 'carta operativa' che, sulla base della normativa comunitaria e nazionale, stabilisce puntualmente i singoli compiti che la Concessionaria deve svolgere - è stata, fino ad oggi, sostanzialmente disattesa.
Infatti, qualora fosse stato rispettato il principio di proporzionalità fra costi e risorse, la Rai, nel periodo 2005 - 2008, avrebbe potuto disporre di maggiori introiti pari ad oltre 1 miliardo di Euro.
Il riconoscimento alla Rai di risorse pubbliche secondo la dimensione prevista, certificata da società di revisione scelta dalla stessa Autorità di settore, avrebbe condotto ad un maggiore equilibrio delle risorse di mercato, con benefici estesi all'industria dell'audiovisivo nel suo complesso, e avrebbe favorito la focalizzazione della Concessionaria sul perseguimento della propria missione di Servizio Pubblico.
Oltre a tale penalizzazione, la Rai subisce una sottrazione di risorse pubbliche da evasione della tassa canone che non ha pari nei paesi europei, con un minor introito annuo quantificabile nell'ordine di 500/600 milioni di Euro.
In una prospettiva che vede il Servizio Pubblico svolgere, in un contesto sempre più orientato verso modelli di fruizione a pagamento, il ruolo di baluardo dell'offerta gratuita, ampia ed attrattiva per la generalità degli utenti, il tema del riequilibrio della fonte di finanziamento predominante della Concessionaria appare centrale e non rinviabile.
La Rai è affiancata in questa necessità dal gradimento del pubblico che continua a premiare l'offerta della Rai, come dimostrano i primi importanti successi nella nuova dimensione del digitale terrestre.