Il Terzo Anello - I luoghi della vita

Cesare Segre

  • Andato in onda:30/03/2003
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Cesare Segre

Cesare Segre "senatore Patrie Lettere" classe 1928 - Professore Filologia Romanza a Pavia, racconta a "I Luoghi della Vita" l'infanzia (1938) - a seguito della perdita del lavoro del padre - nel collegio salesiano Madonna dei Laghi ad Avigliana dove si rifugia in seguito ai bombardamenti su Torino. Con commozione rievoca l'inizio della persecuzione degli ebrei quando ospite del collegio salesiano in cui si trovavano anche i futuri sacerdoti nessuno poteva mai uscire per quanto era pericoloso; eccezionalmente la domenica si accompagnava un sacerdote a dire Messa. Ricorda Don Biagio che sistemo' padre, madre, fratelli per qualche mese nello stesso collegio; ricorda che alcuni parenti espatriarono in Equador e poi in Argentina. Ricorda ancora quegli anni crudeli in cui perse parenti, amici e compagni di scuola. Le sue giornate di ragazzo si svolgevano in una camerata dove si imparava a memoria "La Divina Commedia" e dove egli comincio' a tradurre i classici tedeschi e spagnoli. Ci spiega che il suo amore per la Filologia e' nato da discussioni teologiche. Ha come maestro Santorre De Benedetti uno zio scampato alle persecuzioni. Gli anni '46-'50 lo vedono all'Universita' di Torino con Benvenuto Aronne e Terracini; ricorda i docenti di altissimo livello, la sua attrazione per il francesista Neri, di Falco e Paryeson. Cesare Segre rappresenta oggi lo strutturalismo italiano. Nel 1971 e' all'Universita di Harward per un semestre dove diventa amico di Jakobson e frequenta un ambiente simpatico e distensivo. Paolo Di Stefano, inviato del Corriere della Sera, con un intervento in diretta testimonia il "professore-giornalista" chiamato nell'88 dall'allora Direttore Ugo Stille come collaboratore delle pagine culturali. Definisce Segre con "la tenuta di un motore diesel e l'acceleratore da Formula Uno". Segre rievoca l'amicizia con Maria Corti, conosciuta negli anni cinquanta, il loro sodalizio letterario nonostante la profonda differenza di carattere. Ci racconta la sua passione per le arti figurative, per i libri d'arte (mostratigli al ginnasio da Elena Odarza), passione maturata sfogliando la Treccani e copiando quadri a colori o in bianco e nero. Si dichiara profondo ammiratore della Galleria Sabauda di Torino che ama i paesaggi di Rubens, le luci dorate e tutti i rappresentanti della scuola ferrarese del quattrocento. Sostiene che l'approccio metodologico davanti a un quadro che equipara ad un'opera letteraria, coinvolgente o no, e' inspiegabile dal punto di vista razionale. Racconta, infine, di Raffaele Mattioli a cui deve moltissimo; ricorda la collana dei classici Ricciardi e sostiene, ancora, che il muro della letteratura italiana deve cadere e dare le basi per la liberazione: per sopravvivere e' necessario sostenere il mondo aperto delle idee piu' belle. Cesare Segre dichiara, infine, che esiste un libro di formazione ancora oggi indispensabile che e' anche il classico che lui ha maggiormente amato: "Il Processo" di Kafka.

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