Uomini e Profeti

Domande 'Uccidere il mondo'.

  • Andato in onda:28/04/2005
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Domande 'Uccidere il mondo'.

Chi uccide una vita uccide il mondo intero, afferma un detto della tradizione rabbinica. E d'altra parte anche nel Corano è scritto Chiunque abbia ucciso un essere umano è come se avesse ucciso l'umanità intera (Cor. V,32). E chi uccide una vita perché questa vita si è macchiata di un delitto d'umanità, non uccide, a sua volta, l'umanità intera, anche se in nome di uno stato e di un potere giudiziario istituzionale? Perché lo stato o il potere giudiziario dovrebbero essere assolti dalla sentenza di "uccisione dell'umanità"? E noi, che in Italia non abbiamo, per volere della nostra Costituzione, la pena di morte, dovremmo sentirci assolti, se non diciamo nulla e consentiamo il silenzio? Oggi racconteremo una storia, o più di una, per rispondere a queste domande, e una iniziativa della Comunità di Sant'Egidio. Avremo in studio Stefania Tallei animatrice della campagna internazionale "No alla pena di morte" e don Marco Gnavi, e leggeremo testi di un detenuto nel braccio della morte del carcere di Livingston, in Texas. Nella seconda parte ripercorreremo una curiosa iniziativa di Pier Cesare Bori: pubblicare i testi di tutti gli incipit dei libri che sono stati fondativi per la sua crescita e esperienza "spirituale". Segnalazioni: per la campagna internazionale "No alla pena di morte": www.santegidio.org Pier Cesare Bori, Incipit. Cinquant'anni. Cinquanta libri (1953-2003), Marietti, I Rombi, 2005 Dominique Green era mio fratello, anche prima che lo conoscessi, poiché avevamo in comune uno spirito di compassione e di amore. Egli è stato un segno di speranza per molti. Vedi, Dominique, Edward, rudd ed io e molti altri arrivammo nel braccio della morte senza sapere molto della vita e dell'amore. Eravamo tutti molto giovani, dai 19 ai 23 anni e confusione, dolore e anche odio dominavano i nostri pensieri. Ma ci impegnammo a combattre non solo le trappole fisiologiche della vita del carcere ma la condanna a morte che la confusione e l'odio possono decretare per lo spirito di chiunque. Dominique era sempre desideroso di aiutare chiunque, soprattutto quando riusciva a carpirne il lato buono. Nessuno si preoccupò mai del fatto che io non sapessi né leggere né scrivere. Dominique se ne preoccupò. Io ho tre anni più di lui, ma lui e altri si impegnarono ad insegnarmi e questo fu l'amore più grande che mi sia mai stato dimostrato. La vita mi ha reso egoista e pieno di odio. Egli mi aiutò a cambiare e io ringrazio Dio per averci messi l'uno nella vita dell'altro. Molti di noi arrivarono al braccio della morte non per morire ma per imparare a vivere. Le nostre vite non sono perse o vissute invano. Io so e sono certo di questo. Dominique vivrà per sempre perché il pensiero è come lo spirito ed egli sarà sempre pensato e ricordato con amore e senso di fraternità (da un lettera scritta il 9 gennaio 2005 da Kenneth Morris, detenuto nel braccio della morte del carcere di Livingston, in Texas)

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