Uomini e Profeti

Letture 'Echi. Parole di Gesù nella storia' con Piero Stefani. 4a puntata 'Dio mio, Dio mio perché mi ha abbandonato?'.

  • Andato in onda:03/11/2006
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Letture 'Echi. Parole di Gesù nella storia' con Piero Stefani. 4a puntata 'Dio mio, Dio mio perché mi ha abbandonato?'.

In questa puntata ci soffermeremo sulla lettura del passaggio più drammatico dell'intero Evangelo: il grido pronunciato da Gesù che muore sulla croce «Dio mio, Dio mio perché mi ha abbandonato?»: per i credenti il segno massimo del coinvolgimento del Figlio di Dio in quanto vi è di più radicalmente umano: la morte, per uno sguardo «laico» la descrizione della «verità della morte». Con il biblista Piero Stefani e con il gesuita Guido Bertagna ne prenderemo in esame le tante ed intense raffigurazioni artistiche letterarie e musicali. Pier Paolo Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo,1964 Libri: Piero Stefani, Le radici bibliche della cultura occidentale, Bruno Mondatori, Milano, 2004 Sergio Quinzio, Dalla gola del leone, Adelphi 1980. Oscar Cullmann, Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti? La testimonianza del Nuovo Testamento Paideia, 1986 Guido Bertagna, Il volto di Gesù nel cinema, Pardes Edizioni, 2005 Elio Girlanda, La Grazia e le maschere del demonio. Il cinema dei paesi protestanti, Edizioni Cadmo, 2006 Venuto mezzgiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio! (Matteo, 33-39) Con calma sovrana Socrate beve la cicuta; Gesù invece grida le parole del salmo: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" e muore emettendo un alto grido inarticolato (Mc 15, 37). Non è più la morte amica dell'uomo, ma la morte in tutto il suo orrore. È veramente l'ultimo nemico di Dio, come Paolo la definisce (1Cor 15,26).Qui si apre un abisso tra il pensiero greco e la fede giudaica e cristiana dall'altro [&] Abbiamo confrontato la morte di Socrate con quella di Gesù, perché vi è apparsa nel modo più chiaro la differenza radicale fra la dottrina greca dell'immortalità dell'anima e la fede cristiana nella risurrezione. Poiché Gesù è realmente passato attraverso la morte in tutto il suo orrore, non solo proprio nel corpo ma anche nell'anima («Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?»), egli deve e può essere, per il cristiano che vede in lui il redentore, colui che, morendo, trionfa della morte (da O. Cullmann, Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti? Paideia 1983, p.27)

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