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GLI ANALFABETI INFORMATICI
08 dicembre 2011

Non sanno mandare una e mail, non sanno scaricare o riempire un modulo, non frequentano il commercio on line, ignorano i social network. Sono questi i nuovi analfabeti dell’età digitale. Quelli che l’Ocse definisce a rischio di emarginazione per mancanza di competenze. E, contrariamente a quanto accade in altri paesi, in Italia sono molti. Il 50 per cento dei nostri connazionali adulti non possiede un computer e quindi non sa usarlo. Una schiera molto affollata, che pone l’Italia tra gli ultimi posti tra le nazioni avanzate. Un pezzo dell’Italia adulta – over 40 – trasversale alla geografia, al genere, agli studi, alle professioni. Se però i genitori e i nonni arrancano, ben diversamente si comportano i figli e i nipoti. I giovani, italiani o immigrati che siano, dai sei ai diciassette anni sperimentano, conoscono e governano i nuovi mezzi come i coetanei di tutto il mondo cablato. Un po’ come è avvenuto nel primo dopoguerra, in cui sono stati proprio i più piccoli a guidare la volata verso l’alfabetizzazione. E c’è di più. La velocità con cui i mezzi si diffondono e si perfezionano, accorcia il tempo di apprendimento e la possibilità di accedere e gestire i nuovi canali. Questo potrebbe portare, in pochi anni, a una frattura radicale tra chi conosce e chi ignora le possibilità offerte dal web. Con il rischio di una nuova forma di esclusione dai circuiti del lavoro, dello studio, del tempo libero. Ma perché – escludendo i giovani – siamo così in ritardo in questo campo? Dipende dalla mancanza di infrastrutture tecniche adeguate, da pigrizia mentale o da una cultura di base dominante, diffidente verso la tecnologia? Questi nuovi linguaggi deformano irrimediabilmente i vecchi, o possono convivere con loro? Quanto c’è di buono e quanto invece di negativo in questi nuovi alfabeti? Ospiti:il prof.MAURO MICCIO, docente di Sociologia della Comunicazione all’Università degli Studi “Roma Tre”e il prof. PAOLO FERRI, docente di “Teorie e tecniche dei Nuovi Media all’Università Bicocca di Milano e autore del saggio “Nativi digitali” (Ed. Mondadori).

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