Da sempre le favole, le fiabe, le filastrocche aiutano il bambino a crescere; a capire il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, non attraverso l’insegnamento diretto. Ma attraverso l’implicazione, la costruzione fantastica, l’immagine. Nel raccontare una favola, si crea inoltre una interazione diretta, un dialogo tra l’adulto e il bambino. Il piccolo si sente sicuro, perché può ricevere dal genitore, dal parente, dall’amico più grande spiegazioni e aiuti, in ogni momento. Si crea cioè un rapporto di fiducia, che permette l’assimilazione del messaggio. Contemporaneamente il bambino si allena a immaginare. Naturalmente, ogni epoca presuppone un modo di raccontare diverso; cambiano i contenuti, le forme, le parole, le immagini in relazione alle trasformazioni dei contesto sociali, economici e culturali. Che cosa significa , nella nostra epoca, scrivere una favola? Quali sono i riferimenti letterari? Che cosa attira di più il bambino? Favole come Pollicino, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Peter Pan… possono essere ancora attuali? Cosa vuol dire, alle soglie del terzo millennio, insegnare il comportamento morale alle nuove generazioni? Che valori può trasmettere una società che li trasforma continuamente? Ospiti:IVANA PADOAN, pedagogista e psicologa. Docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia; MARIO GOMBOLI, autore di libri per bambini. Tra le tante storie citiamo “Buona educazione – i consigli di Luporosso” (editore Mondadori); GIANPAOLO TREVISI, Capo della Squadra Mobile di Verona. Ha pubblicato “La casa delle cose” (editore Emi).