Da Reggio Emilia a Torino, il percorso di uno scrittore e saggista che come pochi altri sa interrogarsi sul contemporaneo (il suo ultimo libro, Doppio Zero, ha per sottotitolo Una mappa portatile della contemporaneità). E' nato nel 1954, insieme alla televisione: e i suoi libri sono tutti in qualche modo legati al tema della vista e in generale alle forme della percezione (L'occhio di Calvino è il libro che lo impone all'attenzione; Diario dell'occhio il titolo di una sua assai seguita rubrica sul "manifesto"). Il nostro viaggio segue il palinsesto di un suo libro meno noto, il romanzo Italo del 1995, che racconta la storia del nostro dopoguerra seguendo il formarsi di una collezione di francobolli. Attraverso l'atto della descrizione la figura del protagonista s'inserisce all'interno del quadro, senza smanie di protagonismo ma anche senza nessuna pretesa di oggettività. Per questo interviene un giornalista e saggista come Giorgio Boatti, i cui libri recenti (da Piazza Fontana a Preferirei di no) sono a loro volta modelli di una storia contemporanea raccontata live, sull'onda delle emozioni dei suoi attori, protagonisti e comprimari. Dunque, all'origine, Reggio Emilia; e in generale il paesaggio della Pianura Padana. Quindi un peregrinare fra pianura e montagna, che approda alla Bologna degli studi universitari e delle utopie "carnevalesche" del movimento del '77 (celebrato e insieme criticato alla fine di un libro sottilmente autobiografico come Settanta). Poi un periodo di raccoglimento fra lavoro e studio, in un ambiente congenialmente sperimentale come l'Istituto d'Arte di Monza. Infine l'approdo alla Torino di Casa Einaudi: che di Belpoliti pubblica i libri e contrassegna lo status di interprete di riferimento per quel panorama di definizione sfuggente che è, appunto, l'oggi.