Continuiamo in questa puntata l'analisi della chiesa "edificata" da Giovanni Calvino nei primo decenni del Cinquecento a Ginevra: una chiesa sospesa tra l'utopia di un ritorno alla chiesa apostolica e il peso di una modernità che si fa strada a fatica. In ogni caso, Calvino ripristina un elemento di collegialità nelle decisioni della chiesa, un ministero non gerarchico, ma responsabile. Di qui deriva da un lato una formazione cristiana lasciata alla responsabilità di ciascuno, dall'altro una pratica di pietà individuale che prevede il "portare la croce", la "meditazione sulla vita futura", la "consolazione" ai martiri e ai morenti. E la predestinazione? E' davvero il centro della teologia di Calvino? Libri: Jean Cadier, Calvino, Editrice Claudiana La mia vita, in questa città, è stata vissuta in continua singolare guerra. La sera, sono stato salutato, alla porta di casa, da cinquanta o sessanta colpi di archibugio, per scherno. Come poteva non esserne turbato un povero e timido studioso quale, lo confesso, io sono e sono sempre stato? In seguito (...) furono aizzati cani perché azzannassero la mia toga, con grandi schiamazzi, ed azzannarono toga e gambe. E così sono vissuto in combattimenti continui e voi pure ne farete l`esperienza, e non saranno più leggeri, ma più gravi. Infatti voi siete una nazione perversa e sciagurata, e, ancorchè vi siano tra voi persone oneste, la gente è perversa e malvagia, e andrete incontro a grandi difficoltà quando Dio mi avrà richiamato. Infatti, sebbene la mia persona non conta nulla, io so bene di aver impedito che scoppiassero in Ginevra più di mille tumulti. Ma abbiate coraggio e siate forti, perché Dio si servirà di questa Chiesa e la terrà in piedi; e vi assicuro che Dio la proteggerà. Ho molto sofferto e siete stati costretti a sopportare le mie infermità; anzi tutto quello che ho compiuto non ha nessun valore. I malvagi si afferreranno a questa mia affermazione, ma lo ripeto: tutto quello che ho fatto non ha nessun valore e sono una miserabile creatura. Ma posso affermare che ho voluto il bene, che ho sempre odiato i miei vizi e che il fondamento del timor di Dio è sempre stato nel mio cuore. Quanto alla mia dottrina, sono stato un insegnante fedele e Dio mi ha concesso la grazia di scrivere, come ho fatto nel modo più fedele che mi è stato possibile; non ho corrotto un solo passo delle scritture, e non ne ho distorto volutamente il significato (...) e mi sono sempre studiato di esser semplice. Nulla ho mai scritto mosso dall`odio verso altri, ma sempre ho avuto come fine quello che stimano essere alla gloria di Dio... Giovanni Calvino