Nel linguaggio comune, la fortuna indica felice sorte. Dal latino “fortuna”, da “fors” (fatalità), nel mondo romano il termine è associato a una antica divinità, personificazione della forza che guida i destini degli uomini, cui distribuisce cecamente benessere, ricchezza, oppure infelicità e sventura. Poi, nel corso dei secoli la parola acquista significati diversi. Per Dante la fortuna è collegata a un disegno divino, prescinde quindi dalle nostre volontà. E’ la rappresentazione terrena della Provvidenza. Per il laico Machiavelli la fortuna è invece dovuta al caso. L’uomo però è in grado di guidare e gestire le circostanze: può assecondare e valorizzare quelle positive; può ridurre gli effetti di quelle negative. E in questo consiste la sua virtù. Due posizioni diverse che indicano due diversi atteggiamenti verso i fatti esterni che condizionano, nel bene o nel male, la nostra vita. Attraverso comportamenti attivi o passivi. E sono quindi collegati alle diverse personalità, alle diverse caratteristiche umane. Ma cosa è la fortuna o la sfortuna? Sono valori assoluti o cambiano con il mutare dei contesti storici e sociali? Chi sono gli uomini fortunati? Quanto contano i valori culturali di un gruppo nella definizione del concetto di fortuna? Quanto incide la nostra volontà nell’ assecondare gli eventi a nostro vantaggio? Siamo in grado di costruire o di contrastare la nostra fortuna o la nostra sfortuna? Ospiti:MARINO NIOLA doc. di antropologia Ist.Suor Orsola Benincasa di Napoli e SARAH VIOLA psichiatra e psicoterapeuta.