Contrariamente a quanto si pensi, i laureati in Italia sono pochi. Circa il 19 per cento dei giovani: un numero inferiore a quello di altri paesi europei e ben lontano da quel 40 per cento che la Commissione Europea ha individuato come obiettivo per il 2020. Ma c’è di più. Dal 2008 la schiera ha cominciato a ridursi: in quattro anni le immatricolazioni sono diminuite del 9 per cento. In parte anche per il calo demografico. E quei pochi che prendono il titolo non hanno certo vita facile. Continua ad aumentare la disoccupazione fra i laureati triennali e fra quelli specialistici . Anche fra chi esce dalle cosiddette facoltà forti, come le scienze pure e l’ingegneria. Ma chi lavora non sta molto meglio. Alla flessione quantitativa si aggiunge infatti un calo della qualità del lavoro, sempre più frammentato e precario. I posti stabili scendono del 3 per cento, si diffondono i contratti atipici, calano in media di quattro punti le retribuzioni – attestate sui 1.100 euro mensili. E cresce in maniera robusta il lavoro in nero: dal 6 all’11 per cento, a seconda del tipo di laurea. Insomma, sebbene in misura minore rispetto a quello degli anni passati, l’andamento continua a essere negativo. Ce lo dice il XIII rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati del 2009. Ospiti:GIANPIERO GAMALERI professore ordinario di sociologia della comunicazione all’Università degli studi Roma Tre e ANDREA CAMMELLI, direttore Alma Laurea.