Gabriele Basilico, classe '44 "architetto della visione", dopo una laurea al Politecnico di Milano racconta a I luoghi della vita il suo esordio alla meta' degli anni settanta con "Ritratti di fabbrica"; un libro rivolto al sociale, con l'idea di fissare l'obiettivo sulle fabbriche milanesi dismesse, sull'archeologia industriale importata dall'Inghilterra da Antonello Negri. Si posiziona come fotografo di architettura, avendo come obiettivo la dimensionalita' delle citta' attraverso il tessuto urbano: piccole fabbriche che formano un arcipelago molto omogeneo con la scelta obbligatoria del bianco e nero. Basilico ricorda con nostalgia L. Ghirri il colto compagno di strada. Nella meta' degli anni ottanta partecipa in Francia alla D.A.T.A.R. (Ministero della pianificazione) con una campagna fotografica per la trasformazione del paesaggio nazionale contemporaneo. Rimane quattro anni tra Costa Azzurra, Normandia e un lungo itinerario al Nord della Francia: 500 kilometri di coste documentati in "Porti di Mare" (1990) dove il vuoto ricorda una civilta' scomparsa, lo spazio e' umano e possiede una propria identita' e l'occhio corre dappertutto. Di "Paesaggio italiano" del '97 la testimonianza diretta del coautore Stefano Boeri architetto urbanista. "Beirut '94" e' la testimonianza di Gabriele Basilico fotografo di guerra che insieme a sei colleghi da' conto di edifici crollati, bossoli per le strade, un vero cimitero. Altra testimonianza emotiva "Berlino 2000". Dopo la caduta del muro Basilico fotografa di tutto fino alla progettazione della nuova citta'.