Contenuti della pagina

Archivio

LE MANI
13 dicembre 2010

In tutti i secoli, in tutte le civiltà la mano ha avuto una grande forza simbolica. Alle mani e ai suoi gesti è associato il segno del comando, del saluto, del rispetto, della solidarietà, dell’amicizia, dell’azione, della cura, della tenerezza e della violenza. Ancora oggi le mani sono protagoniste di espressioni verbali dai significati diversi, spesso opposti: “fatto a mano ( o manufatto)” rappresenta di un oggetto artigianale un attributo positivo; “tenere le mani in tasca” o “stare con le mani in mano” indica poca voglia di lavorare; “sporcarsi le mani” è sinonimo di “compromettersi”. Senza contare il più recente “avere le mani in pasta”, dall’indubbio significato denigratorio. Le mani identificano anche aspetti del carattere e l’appartenenza a un ceto sociale: le mani curate delle professioni intellettuali o artistiche si contrappongono a quelle “callose” degli operai e degli agricoltori. Insomma, la mano – organo prensile per eccellenza – è strumento essenziale per conoscere, stabilire relazioni, manifestare emozioni, comunicare e scrivere, valorizzare le abilità costruttive e artistiche. Non a caso averne cura significa tutelare la nostra stessa vita, personale e collettiva. Ne parliamo oggi con la professoressa GIOVANNA COSENZA, docente di Semiotica all'Università di Bologna; con MARIO TANGARI, medico ortopedico al SAN GIOVANNI di Roma, esperto in chirurgia ricostruttiva della mano e con GIACOMO ALESSI, artigiano ceramista.

Ultimi media: