Uomini e Profeti

Letture.'Franz Rosenzweig: La stella della redenzione'. con Gianfranco Bonola. 2a puntata 'Forte come la morte '

  • Andato in onda:27/02/2006
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Letture.'Franz Rosenzweig: La stella della redenzione'. con Gianfranco Bonola. 2a puntata 'Forte come la morte '

In questa puntata intervengono gli studiosi Gianfranco Bonola e Claudio Belloni per analizzare la struttura e i contenuti dell'opera principale del filosofo tedesco Franz Rosenzweig (1886-1929), La Stella della Redenzione, scritta durante gli anni della prima guerra mondiale e pubblicata nel 1921. Il pensiero di Rosenzweig, che attinge alla tradizione ebraica, situa il suo interesse su quel crinale che separa ma anche unisce ebraismo e cristianesimo: al centro della sua riflessione i temi della creazione, rivelazione e redenzione. Libri: Franz Rosenzweig, La stella della redenzione, a cura di Gianfranco Bonola, Vita e Pensiero, 2005 Franz Rosenzweig, Dell'intelletto comune sano e malato, a cura di G. Bonola, Trento 1987 Claudio Belloni, Filosofia e rivelazione. Rosenzweig nella scia dell'ultimo Schelling, Marsilio, 2003 L'amore verso l'uomo, essendo comandato da Dio, viene con ciò ricondotto direttamente all'amore verso Dio, poiché l'amore non puo essere comandato se non dall'amante stesso. L'amore verso Dio deve esprimersi nell'amore del prossimo. Per questo l'amore del prossimo può e deve essere comandato. È solo attraverso la forma del comandamento che dietro alla sua origine nel mistero della volontà indirizzata diviene visibile il presupposto dell'essere- amato da Dio, per il quale esso si distingue da tutti gli atti morali. Le leggi morali non vogliono soltanto essere radicate nella libertà (anche l'amore del prossimo vuole questo), ma inoltre non vogliono neppure riconoscere altro presupposto all'infuori della libertà. Questa è la famosa esigenza dell'«autonomia». La conseguenza naturale di questa esigenza è che le leggi che devono determinare questo atto perdono ogni contenuto. Infatti ogni contenuto eserciterebbe un potere dal quale l'autonomia verrebbe messa a malpartito: non si può volere «qualcosa» e ciononostante volere solo in «generale» e l'esigenza dell'autonomia richiede che l'uomo voglia soltanto in assoluto, solo in generale. E poiché così la legge non perviene ad alcun contenuto, di conseguenza anche il singolo atto non attinge sicurezza alcuna. Nell'ambito della moralità tutto è incerto, alla fin fine tutto può essere morale ma nulla è morale con certezza. In contrapposizione alla legge morale, che necessariamente è solo formale e perciò rispetto al contenuto è non solo ambigua ma illimitatamente equivoca, il comandamento dell'amore del prossimo che è chiaro ed univoco quanto al contenuto e che scaturisce dalla libertà indirizzata del carattere, ha bisogno di un presupposto al di là della libertà: fac quod jubes et jube quod vis, il fatto che Dio «comanda ciò che vuole» dev'essere preceduto, giacché qui il contenuto del comandamento è di amare, dal divino «esser già fatto» ciò che egli comanda. Solo l'anima amata da Dio può accogliere il comandamento dell'amore del prossimo fino a dargli adempimento. Dio deve essersi rivolto all'uomo prima che l'uomo possa convertirsi alla volontà di Dio. (da La stella della Redenzione)

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