Il fax, il rullino fotografico, la lettera e la posta a mano, la macchina da scrivere, l’enciclopedia, il dizionario, gli elenchi telefonici, la cinepresa Super 8, il registratore a nastro, il televisore a valvole o il tubo catodico, il vinile, le cartine stradali, le cabine del telefono, le cassette VHS, le agende di carta, i francobolli, gli stessi computer e telefonini di prima generazione… In pochi anni quelli che riconoscevamo come oggetti quotidiani, anche quelli considerati tecnologicamente avanzati, oggi sembrano roba da antiquari o ammassi di ferraglia ingombranti e polverosi. Con il dominio della telematica, la memoria si fa corta, perché tutto te lo ritrovi sul web. La ricerca si fa immediata, attraverso le enciclopedie digitali. E si perde anche la distinzione tra sfera privata e sfera professionale, perché se sei connesso lo sei indifferentemente per il collega e per gli amici o i parenti. Non a caso i messaggi da personali diventano sempre più “collettivi”.Dunque, che valore hanno le cose, se in poco tempo dagli altari scendono nelle polveri delle cantine? Dove sono andati a finire il fascino e l’attrattiva sentimentale degli oggetti? Ne parleremo oggi con EMANUELA RENZETTI,antropologa; LAURA DE LUCA, giornalista e scrittrice, autrice del libro "Oggetti smarriti: fra modernariato e momemorie, la storia del ventesimo secolo attraverso cose ormai perdute o desuete"; e con FABRIZIO D'OTTAVI, collezionista di oggetti del 900 .