Scrive Jorge Luis Borges. “Tranne l’uomo, tutte le creature sono immortali, giacché ignorano la morte”. E’ dunque la coscienza, il pensiero che formula il concetto di immortalità. E questo nasce in genere dalla paura di morire. Anche se la stessa immortalità potrebbe generare angoscia e timori: nel film di Werner Herzog “Nosferatu” , Klaus Kinski - nella parte del vampiro – sostiene che la sua condanna è quella di vivere in eterno. Se dunque da un lato abbiamo bisogno di crederci eterni, dall’altro la stessa via perpetua ci atterrisce. Naturalmente l’idea dell’immortalità è stata affrontata in diversi modi: c’è l’immortalità delle religioni, che confidano nella presenza di un regno oltre la morte, o di un’altra forma di esistenza o della trasmigrazione delle anime in altri corpi. C’è l’immortalità delle filosofie, quando assegnano ad alcuni principi morali, ad alcune idee o allo Spirito dell’Uomo la vita eterna. Principi fuori della storia che ispirano i comportamenti degli uomini, dando un senso alla vita. C’è l’immortalità delle grandi opere d’arte, degli scrittori e dei poeti. E c’è l’immortalità della memoria delle grandi gesta o dei grandi uomini: come ricorda Ugo Foscolo nei Sepolcri. Ospiti:il prof. GIUSEPPE DI COSTANZO docente di Storia della Filosofia e di Filosofia della Comunicazione e della narrazione alla Federico II di Napoli;il prof.GABRIELE PEDULLA’,critico letterario e scrittore,insegna letteratura italiana all'Università di Teramo e con il MONSIGNOR VINCENZO PAGLIA,vescovo di Terni. E’Presidente della Conferenza Episcopale umbra e della Federazione Biblica Cattolica.