Giovanni Romano storico piemontese dell'arte formatosi alla lezione filologica di Roberto Longhi non avendolo mai, per ragioni anagrafiche, incrociato direttamente. Appassionato della storia e dell'archeologia del Piemonte si è specializzato in particolare nella ricerca dell'arte gotica e rinascimentale. Nato a Carmagnola ci rimane fino a diciassette anni. Carmagnola è città difficile da descrivere, ricca dell'humus che permettera' alla sua vocazione di "infaticabile perlustratore di arte piemontese" di realizzarsi molto presto; ci sono infatti nella cittadina più chiese che case. Si reca poi a Torino dove resta fino al '65, anno della Laurea in Storia dell'Arte. A "I luoghi della vita" si dilunga nel racconto appassionato dei musei torinesi; ci parla di Carlo Volpe, della sua propria esperienza dal '60 al '68 come redattore dell'editrice Einaudi. La prima folgorazione artistica è nel '58 a Milano con la mostra di Roberto Longhi sull'arte lombarda; ricorda "sale come scrigni di meraviglie con sculture straordinarie" e nell'insieme conserva l'entusiasmo dell'apparizione di capolavori. Il museo della vita è quello di Brera (Raffaello, Piero della Francesca, Antonello da Messina). Nel 1973 è a Bologna dove Francesco Arcangeli diventa per lui figura-chiave; una Bologna estetico-artistica dominata dalla presenza di Luciano Anceschi. Interviene in diretta Alessandro Morandotti, allievo di Giovanni Romano che ne sottolinea la passione e l'umilta' nella ricerca e nella scoperta, specie a proposito di uno pseudo-Bramantino. Si ricorda, infine, la debolezza dell'amatore di presepi Romano "ma non collezionista come lui stesso precisa" che di fronte a un quadro di Mura è pronto alla rinuncia a favore di un prezioso presepe napoletano. Il Sacro Monte di Tanzio da Varallo, il rapporto con Giovanni Testori (la mostra su Gaudenzio Ferrari) e il malinconico periodo di conflitto con lo stesso Testori sono l'oggetto più approfondito della lunga conversazione di Andreotti-De Melis con Giovanni Romano.