Quante volte ci siamo detti o abbiamo detto a qualcuno” Stai perdendo tempo”?. Tante, forse troppe. E questo perché? Perche assegniamo al tempo un significato “economico”, legato cioè a un lavoro, a un impegno, a un progetto pratico. Lo abbiamo sempre fatto. Lo facciamo ancora di più oggi, dominati dai meccanismi di produzione che stritolano la nostra esistenza. Soggiogati dal valore dell’ “utile”. Non a caso, una delle espressioni più diffuse è : “il tempo è denaro”. E così, gli uomini nel corso degli anni hanno costruito macchine e congegni per risparmiare tempo. Con un risultato paradossale: più questi sistemi si sono perfezionati meno tempo siamo riusciti a dedicare alla nostra vita personale. Forse varrebbe la pena allora riappropriarci del concetto di ozio latino, quella pausa “attiva” che fa riflettere e rigenera. E in cui nascono le idee che trasformano il mondo. Come scriveva Giuseppe Prezzolini: “Uno dei pregiudizi più ridicoli degli uomini è quello del tempo perso. Le ore d’ozio collaborano a formare la nostra personalità come le ore di lavoro. Forse meglio”. Ma è possibile ai nostri giorni diffondere una nuova cultura del tempo, non più collegato all’attività, al fare, al produrre? “Perdere tempo” può diventare un valore positivo? Ospiti: il prof. MAURIZIO FERRARIS, docente di Filosofia Teoretica alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino; ELIO PECORA, poeta e scrittore