Nel proseguire l'ideale percorso con lo studioso Giuliano Boccali attraverso la poesia d'amore indiana, in questa seconda puntata, ci occupiamo in particolare di due poemi: la Centuria d'amore di Amaruka, composta probabilmente nel VII sec. d.c., dove è sottolineata la necessità dell'esperienza d'amore per raggiungere i più alti gradi della conoscenza e dello sviluppo spirituale; e il Gitagovinda di Jayadeva (composto nel XII sec. d.c), dove si cantano le vicende amorose del dio Krishna, e dove l'amore è rappresentato come via maestra della realizzazione di sé e come analogia del rapporto reciproco fra l'anima umana e Dio. Jayadeva è stato perciò sempre venerato, nella tradizione indiana, come un grande mistico e la sua opera considerata, fino ai giorni nostri, un testo di alta religiosità. L'immagine rappresenta il dio Krishna e la pastorella Radha. Libri: Giuliano Boccali e Daniela Rossella (a cura di), Poesia d'amore indiana. Nuvolo messaggero, Centuria d'amore, Le stanze dell'amor furtivo, Marsilio, Venezia, 2002 Giuliano Boccali, Tesori della poesia indiana, Milano, 1997 Giuliano Boccali, Tesori della lirica classica indiana, Torino 1994 Mirabai, La Padavali, a cura di GG Filippi, Venezia, Cafoscarina, 2002. Loto senz'acqua, notte senza luna, Senza di Te la vita è senza senso. Passo la notte sempre più turbata, Questa Tua assenza m'accorcia la vita. Di giorno non ho fame, la notte sonno, La bocca non sa esprimer tanta pena: Con chi parlare? Nessuno più m'ascolta. Vieni, ritorna, estingui questo fuoco. Signore interno, perché così mi schianti? Vieni e dal dolore liberami per sempre. Fui Tua serva per tante vite anteriori, Solo Te amo, Amore, divino Amante. (da Mirabai, La Padavali)