La puntata di oggi è dedicata al poeta americano Wallace Stevens, nato in Pennsylvania nel 1879 e morto nel Connecticut nel 1955. Con il contributo di Massimo Bacigalupo, che ha curato l'edizione italiana di molte opere dell'autore statunitense, Gabriella Caramore analizza l'opera poetica di Stevens, individuando nei suoi versi "che scavano nella realtà della vita umana, nei suoi desideri, nelle sue sconfitte, nella gioia come nella tristezza dell'esistenza", un rapporto con la ricerca religiosa e il linguaggio delle fede. Libri: Wallace Stevens , Harmonium. Poesie (1915-1955), a cura di Massimo Bacigalupo, Einaudi; , 1994 Wallace Stevens, Aurore d'autunno, a cura di Nadia Fusini, Garzanti 1992 Wallace Stevens, Il mondo come meditazione; a cura di Massimo Bacigalupo, Guanda Wallace Stevens, L'angelo necessario. Saggi sulla realtà e l'immaginazione, SE Wallace Stevens, Mattino domenicale ed altre poesie, a cura di Renato Poggioli, Torino, Einaudi Il fiume dei fiume in Connecticut Vi è un grande fiume di qua dello Stige, Avanti che si arrivi alle prime cateratte nere E ad alberi che mancano dell'intelligenza degli alberi. In quel fiume, lungi di qua dello Stige, Il mero fluire dell'acqua e una gaiezza, Lampeggiante nel sole. Sulle rive Nessuna ombra cammina. Il fiume è fatale, Come l'ultimo. Ma non vi è traghettatore. Non potrebbe opporsi alla corrente impetuosa. Esso non si puó vedere sotto le apparenze Che ne dicono. Il campanile a Farmington Si staglia luminoso e Haddam splende e oscilla. E` la terza comunanza oltre la luce e l'aria, Curriculum, vigore, astrazione, locale& Chiamatelo, ancora una volta, fiume, scorrere senza nome, Colmo di spazio, specchi o delle stagioni , del folclore Dei sensi tutti; chiamatelo, ancora e sempre, Il fiume che non scorre in alcun dove, come un mare. (da Il mondo come meditazione)