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LA PROGETTUALITA'
25 gennaio 2012

Scrive Jean Louis Vaudoyer, poeta e romanziere del Novecento: “I progetti sono promesse che la fantasia fa al cuore. E il cuore non rifiuta mai questi regali”. Senza progetto è difficile immaginare progresso, individuale e collettivo. Il progetto mette in dubbio l’esistente e anticipa nuove soluzioni. Un processo di analisi e di sostituzione. Nasce dall’osservazione della realtà filtrata dall’immaginazione. Il suo scenario è il futuro. La sua linfa è la fiducia: in sé stessi, negli altri, nel contesto in cui si vive. Ma immaginare non basta. Occorre anche e soprattutto costruire le condizioni perché il “sogno” si realizzi; è necessario lavorare con costanza per rendere possibile l’intuizione. La progettualità ha senso solo se alla fantasia, alla fiducia e all’intuizione si aggiungono impegno, volontà e ragione. Se tutto questo è vero, è altrettanto vero che spesso senza un ambiente favorevole la progettualità si indebolisce, fino a svanire. Ma cosa è un ambiente favorevole? C’è chi sostiene che un momento di crisi, come quello attuale, ridimensioni la progettualità. La sfiducia verso il domani, la precarietà del lavoro, l’insicurezza renderebbero tutte le componenti della nostra società – i giovani e i meno giovani, la politica, l’economia, le imprese, i media - più portate a pensare al contingente, ai piccoli passi, piuttosto che a pianificazioni di lungo respiro. Ma perché in altri periodi storici – dominati da altrettanta, se non maggiore, incertezza – le difficoltà sono riuscite a produrre nuovi stimoli, nuove idee, nuovi programmi? Perché nella povertà del dopoguerra o nel terrore degli anni di piombo, quando tutto sembrava perso, siamo riusciti a riemergere e ricostruire; mentre oggi sembriamo inerti e scoraggiati? Cosa è accaduto nel frattempo? Quali sono le differenze tra oggi e ieri? Il contesto, favorevole o sfavorevole, è dato solo dalle condizioni economiche, o anche – e soprattutto – da quelle culturali, dai valori ideali? Perché le diverse generazioni hanno risposto in maniera diversa alle congiunture negative? E poi: siamo sicuri che anche oggi tra le ceneri di un sistema in crisi non covino le scintille di una nuova fiducia, di una nuova progettualità? Ospiti:GIUSEPPE ROMA, Direttore del Censis; LELLO SAVONARDO, docente di teorie e tecniche dei nuovi media alla facoltà di sociologia presso l'Università Federico II NAPOLI e PIETRO DE VIOLA, scrittore siciliano, laureato in scienze politiche. Attualmente precario. E’ autore del libro “Alice senza niente” (Terre di mezzo editore).

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