Protagonista della puntata odierna è Søren Kierkegaard, filosofo e teologo danese, considerato il padre dell’esistenzialismo.
Umberto Broccoli ne racconterà la vita e il pensiero attraverso le pagine del suo Diario.
Una personalità complessa, malinconica, a tratti profondamente infelice, Kierkegaard si recava spesso in cima al Gilbjerg Hoved, una collina ad ovest di Gilleleje che domina il mare, a meditare e ad ammirare la vista sul Kattegat e la costa svedese: “Quest’angolo è stato sempre fra i miei preferiti. E quando mi trovavo lì in una sera tranquilla… spesso vedevo sorgere dalle tombe e venirmi incontro i miei cari morti, e mi trovavo così bene… un vero riposo fra le loro braccia”.
Kierkegaard trascorse quasi l’intera esistenza nella sua città natale, Copenaghen: “Ecco come mi trattano a Copenaghen! Mi prendono per un originale mezzo pazzo… quelli che potrebbero far qualcosa in mio favore crepano d’invidia, gli altri non capiscono un accidente, e così mi manca l’appoggio di un briciolo di recensione o cose simili…”.
Del suo carattere chiuso, della sua indole scontrosa e asociale, era profondamente consapevole. Rifiutò persino le gioie dell’amore, respingendo la donna amata, Regina Olsen, per poi pentirsene per tutta la vita. Così scrive, in quello che sembra quasi un testamento spirituale: “Destinato fin dalla prima infanzia a una vita di pene… immerso nella più profonda malinconia e da essa una volta spinto fino alla disperazione, io capii che il mio compito era di fare lo scrittore”.
Kierkegaard muore nella sua città l’11 novembre del
Per l’attualità Tiziana Di Simone intervista il professor Ignace Verhack, docente di metafisica religiosa all’università cattolica di Louvain, che parlerà dell’attualità della filosofia, l’on. Elisabetta Gardini sui lavori della conferenza sul clima di Cancun, e l’on. Gianni Pittella sugli Eurobond.
In collaborazione con le Teche RAI, un documentario sul re danese Cristiano X, simbolo della resistenza al nazismo, il cui coraggio salvò la vita di moltissimi ebrei, di cui ascolteremo una testimonianza.
In chiusura una poesia di Harry Martinson, “Dora”.