• VITTORIO GREGOTTI

    Vittorio Gregotti, uno dei massimi architetti italiani di fama internazionale nasce a Novara nel 1927 e si laurea in Architettura al Politecnico di Milano con E.Rogers. A Milano rievoca la nascita della Bicocca - centro storico della periferia - un'area industriale di 700mila metri quadri occupata ai primi del ' 900 dalla Pirelli, ove oggi vi sorge anche il Teatro degli Arcimboldi, un lavoro lungo e complicato. Stesso progetto per Acilia-Madonnetta a Roma. Professore di Composizione a Venezia, Milano e Palermo oltreche' Direttore di Casabella insieme a C.Boeri, ricorda l'intesa perfetta e indimenticabile con E.Rogers: 'un architetto ha anche delle responsabilita' intellettuali'. Ci parla dei sei mesi, fondamentali, in Francia appena laureato, un mondo libero, intelligente e stimolante. Londra e la curiosa fraternita' con Le Corbusier frequentato in albergo a colazione. Parlando di Palermo nel '68, Gregotti la racconta come una societa' tutt'affatto diversa da Milano, divisa in strati non comunicanti: il quartiere ZEN, un progetto arricchito di servizi, scuole in una posizione piana verso il mare. Gregotti ci ha narrato anche della passione per i teatri e gli stadi; ha ricordato il Marassi di Genova 'bisognava costruirlo su un terreno gia' esistente' - dice soddisfatto - 'uno stadio all'inglese, uno spettacolo per il calcio', seguira' poi lo stadio olimpico a Barcellona con 70 mila posti. Di Lisbona racconta il 'centro Belem', 'non e' un edificio monumentale, ma un piccolo microfilm' e i personaggi che la colorano sono anche per lui Saramago e Salgado. Sebastiano Vassalli intervenuto in trasmissione elogia l'ottima scrittura di Gregotti e sottolinea quanto colpisce l'ampiezza dei suoi interessi che vanno dalla filosofia all'arte. Ancora Gregotti e gli incontri importanti: S.Dali', Duchamp che giocava a scacchi, Man Rey divertente e spiritoso dotato di un sottile umorismo e Picasso e Leger che conversavano in un Bisto' di Parigi su dove comperare pennelli a buon mercato. La sua chiusura di trasmissione e' la Cina: da Shangai a 30 km, un progetto di citta', con cento cantieri aperti, un lavoro immenso e interessante la promessa di futuro di Vittorio Gregotti.

    • Pubblicato il13/11/2005
  • SALVATORE ACCARDO

    La migliore e piu' rappresentativa consacrazione della giornata della cultura europea della Radio e' quella di aver ospite a I luoghi della vita il "violinista supremo" Salvatore Accardo che - unico nel panorama musicale - ha valorizzato il suono della tradizione italiana, con cui ha raggiunto una fama internazionale. Accardo ci ha introdotto ad una vocazione virtuosistica che ebbe la sua consacrazione nel 1958 a Genova, a soli diciassette anni (essendo egli nato a Napoli nel 1941) con la vittoria del concorso internazionale Niccolò Paganini - dove per premio suonò con il prezioso Guarnieri del Gesù. Il suo repertorio per grandi linee si e' focalizzato sulla musica tardo barocca e tardo romantica, senza tralasciare incursioni rare e raffinate di splendide letture novecentesche. Accardo ha incontrato naturalmente i più grandi direttori d'orchestra del mondo. La sua geografia personale si incentra su Cremona, come patria dei liutai. Ha rievocato gli incontri-amicizia con gli Agnelli (specie le donne della famiglia), con Toto, Principe De Curtis ed altri straordinari personaggi artistici. Possiede tuttora due eccelsi Stradivari, un Uccello di Fuoco ed un ex Francescante (perché appartenuto allo scrittore e musicista poliedrico Antoine De Saint-Exupery), di cui e' naturalmente fiero. Fra i molti ci piace rievocare la figura del padre scomparso precocemente quando Accardo aveva 29 anni e che incideva cammei a Torre del Greco. Lo rivede chino sul suo prezioso corallo con i binocoli luminosi agli occhi, immagine di fatica e dedizione non lontana dall'altra divorante passione per la musica. Fu infatti lui a regalare ad Accardo il primo vero violino (custodito ancora gelosamente) all'età di soli tre anni. Nega - perché in chiave scherzosa - le attribuzioni di enfant-prodige, trasmettendoci invece con autentica passione la sua naturale e precisa vocazione alla musica.

    • Pubblicato il16/10/2005
  • RAINA KABAIVANSKA

    Raina Kabaivanska voce pucciniana e verista nata a Burgas sul Mar Nero in Bulgaria nel 1934 ha subito svecchiato la tradizione esecutiva di quel repertorio sentimentale con una modernita' di interpretazione fondata sulla regale musicalita'. La sua modulata sorveglianza stilistica, l'incisiva personalita' scenica, una modernita' che ha rimesso in opera le eroine liberty, dopo che il fenomeno Callas sembrava aver consegnato definitivamente quella stagione storica ad una minorita' nel confronto con il primo ottocento italiano. Di tutto cio' ha dato testimonianza a 'i luoghi della vita'. Raina Kabaivanska ha rifiutato le rendite di posizione, rischiando anche, a partire dal 1993 nel confronto con un ostico-punitivo soprattutto in tandem con Luca Ronconi, luoghi 'delicati, illustri, misteriosi e complessi' come ribadisce Alberto Arbasino intervenuto come ospite, di Strauss-Janacek-Britten. Piero Gelli, altro ospite, la ricorda alla Scala nell'Ernani di Verdi 'indimenticabile, grande voce e grande interprete'. Da ultimo un ricordo di Karayan, Cavazzeni e Abbado.

    • Pubblicato il18/12/2005
  • PIERRE ROSENBERG

    La conversazione de 'I luoghi della vita' ha come oggetto i musei di arte antica: modo di leggerli, amarli e giudicarli sul piano della storia, filologia, gusto. Pierre Rosenberg, classe 1936, e' stato presidente-direttore del Louvre dal 1994 al 2001, in una fase in cui le straordinarie novita' museografiche legate al progetto del Grand Louvre ponevano nuove, decisive domande sul rapporto tra pubblico e opere d'arte. Pierre Rosenberg, conservatore, non ha mai disgiunto, pero', quello di conoscitore: per lui l'opera d'arte e' innanzitutto cio' che si vede. Ma e' anche uno strenuo catalogatore, Rosenberg studioso in particolare della pittura e del disegno francesi del Sei-Settecento, la stagione dell'arte alla quale ha rivendicato un posto stabile sul piano dei valori, anche nella sua accezione classicistico-accademica. Dal 'Poussin' del 1961 Rosenberg ha inoltre messo in fila una serie di mostre memorabili: Chardin, Watteau, Fragonard, David.

    • Pubblicato il27/11/2005
  • PIERO OTTONE

    Piero Ottone il giornalista italiano per antonomasia, genovese classe 1924 ospite a 'I luoghi della vita' rievoca il primo incarico a Londra nel '48 come corrispondente della 'Gazzetta del Popolo', l'arrivo in treno nella capitale inglese con un baule verde con dentro una bottiglia di grappa. Le conferenze-stampa al foreign-office e la grandezza di un personaggio come Winston Churcill. La Genova vissuta come i suoi coetanei in pieno regime fascista, il rifugio-cantina, le notti terribili sotto i bombardamenti. Corrispondente a Colonia negli anni cinquanta, conosce Adenauer, parla di una Germania distrutta che aveva perso punti di riferimento, attraverso i suoi occhi il massacro di Dresda prende un sapore di testimonianza diretta. Rievoca le conferenze-stampa precise, serissime 'inamidate'. Ottone sottolinea che oggi Berlino e' un grande paese tranquillo, una metropoli fantasiosa e spregiudicata. Direttore del 'Corriere della Sera' in una stagione di scontri e di piombi, drammatica per il secondo dopoguerra italiano. Rievoca, inoltre, la figura di Giovanni Spadolini, suo predecessore al Corriere che aveva una visione diversa dalla mia, Spadolini era uno studioso, Professore universitario, io - dice - volevo un giornale che parlasse a tutti, non solo ad una classe borghese, sulla linea dei grandi giornali occidentali. Claudio Rinaldi - intervenuto in diretta - testimonia con l'avvento di Ottone un cambiamento forte e ricorda le inchieste del Corriere. Definisce Ottone come la persona piu' tollerante del mondo. La sua direzione triennale del 'Secolo XIX' di Genova fu un esperienza bellissima, il giornale divenne lo specchio fedele di una societa' genovese. Oggi Piero Ottone vive a Camogli, un borgo marinaro, vi possiede una casa suggestiva costruita sugli scogli che contribuisce alla sua felicita'. 'Memorie di un vecchio felice' - il titolo del suo ultimo libro - racconta che: 'invecchiando, ho scoperto che il mio stato d'animo migliora, acquistando la serenita' dello spettatore, nel ricordo tutto diventa bello'. Rosellina Archinto, amica di Ottone da quarantacinque anni ricorda con vivezza il loro primo incontro una sera a Milano con Paolo Grassi e G.Granzotto e ne elogia la scrittura scorrevole, intelligente, semplice e la mente vivace, giovane. Corrispondente in Russia nel '55, la ricorda povera e scombinata, i fischi dei treni a Mosca molto angosciosi. Commiato dedicato a Gianni Agnelli, incontri, conversazioni, battute sagaci, spesso ironiche, mai banali. Un grande. Aveva carisma, coinvolgeva le persone su cio' che era, non su cio' che diceva.

    • Pubblicato il20/11/2005
  • MIMMO PALADINO

    "L'arte è un lento procedere intorno al linguaggio dei segni" così Mimmo Paladino esordisce nella lunga intervista a i luoghi della vita. Rappresentante della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva un fenomeno creato con diverse personalità nato come necessità individuali insieme a Chia-Clemente-Cucchi e De Maria fu in ottima e valida compagnia. Rievoca Peduli (Benevento) luogo di nascita cui per tradizione si fugge sempre, un borgo di tremila anime. Ricorda il Liceo artistico dove i Professori arrivavano da Napoli e creavano fermenti molto forti dove conobbe la poesia visiva, quel luogo costituiva un'isola felice per i giovani che volevano fare arte. A Venezia ebbe luogo "Aperto '80" prima mostra internazionale della Transavanguardia, Paladino partecipa alla sezione giovani con un trittico, seguiranno poi mostre a New York e Basel. Uno dei più famosi collezionisti, nonche' amico di Paladino, Lucio Dalla ospite in diretta, prossima mostra a Napoli-Capodimonte su Don Chisciotte, condivide con il maestro l'ispirazione continua. Nel '64 il viaggio a Venezia a sedici anni con lo zio Salvatore Paladino, pittore. Visita la Pop Art e ricorda l'impatto notevole per le dimensioni di quadri sterminati: lo spettatore veniva coinvolto da quella spazialita'. Ferdinando Scianna, altro ospite incontrato a Paduli in occasione di un servizio fotografico ci dice che Paladino "è un ragno che ha una sua tela dorata". Rievoca l'Edipo Re di M. Martone, esperienza bellissima: il palcoscenico che diventa citta' di Tebe e che fa da cornice alla potenza di Edipo Re con Tony Servillo che irrompe sulla scena a cavallo. Londra, citta' frequentata per moltissimi anni e la Rand House, un luogo di grande suggestione, un sotteraneo labirinto di archi e mattoni. L'opera rimasta nella fantasia di tutti e' un dono dello stesso Paladino al Comune di Poggibonsi; i suoi suggestivi "Dormienti" che galleggiano come ninfee nelle fonti, videro la luce con un fortunato connubio con il musicista Brian Eno in quel di Londra. Infine a Napoli la celebre installazione in Piazza Plebiscito della gigantesca "Montagna di sale".

    • Pubblicato il23/10/2005
  • LUCA DONINELLI

    Luca Doninelli scrittore e critico teatrale lombardo nato nel 1956 a Leno rievoca a 'i luoghi della vita' l'infanzia e l'adolescenza passate con le carissime zie a Gottolengo, nella Pianura Padana ove, incerto se fare il chitarrista o lo scrittore trascorreva le vacanze estive. Desenzano (casa materna) sul Lago di Garda, ha prodotto la sua crescita personale: la scoperta della religione e la vocazione artistica. Infattti e' li' che 'La mano', un suo romanzo, viene allestito dalle 'Albe di Ravenna'. Ermanna Montanari attrice e protagonista dello spettacolo intervenuta, ne ha elogiato la scrittura, contraddicendo lo stesso Doninelli e talmente entusiasta dell'opera da ritenerla superiore alla propria stessa scrittura. Numerose, infine le rievocazioni di Doninelli su Milano sua citta' di vita e di lavoro: a cominciare dal ricordo di G.Testori che intui' per primo la vocazione letteraria di Doninelli e che ha esercitato su di lui una paternita' molto severa. Milano citta' lungimirante, i quartieri piu' amati: la citta'-studi, Sant'Ambrogio e San Lorenzo. Infine l'incontro con Don Giussani in Via Martinengo, conosciuto ai tempi dell'Universita' e la fulminante fortuna di conoscere Chaim Potok.

    • Pubblicato il06/11/2005
  • GIOVANNA MARINI

    Giovanna Marini protagonista e voce storica della canzone popolare italiana a 'i luoghi della vita' narra la sua famiglia, il padre compositore insieme a Petrassi e Dalla Piccola, la formazione classica al Conservatorio (chitarra) e Segovia da un alto scranno a sbirciare le scollature delle allieve. Segovia simpatico, gran signore, innamorato della sua chitarra. Rievoca il Folkstudio di Via Garibaldi a Roma negli anni ' 64-' 66 ove sono passati i piu' bei nomi del folklore e l'incontro con Pier Paolo Pasolini. Ivan Della Mea, in diretta, ci regala un ritratto impressionista di una giovane Marini, altissima, sbracciata in un abito a righe 'si suonava e si cantava in mi minore' - dice - 'si dormiva in una poltrona-letto'. Giovanna Marini ricorda gli anni di Londra ove a dieci anni frequenta le elementari e la Svizzera, - follia quieta - e Ginevra citta' un po' isterica, curiosamente paragonata a Napoli. Ci racconta un'America kennediana con il marito e i figli piccoli a meta' degli anni sessanta e il sistema educativo diverso dal nostro; le cene con ebrei intelligenti e progressisti. Parigi, ove insegna etnomusicologia, il rapporto intenso con Bach 'simmetrico e asimmetrico'. Ignazio Machiarella (etnomusicologo) altro ospite intervenuto dice che la Marini presta molta attenzione al suono. Emozionante l'ascolto - inedito - de 'Le ceneri di Gramsci'. La scuola di Testaccio con Di Nola, magnifico, contagioso e Carpitella. I viaggi etnografici a Milena (Sicilia) e Sessa Aurunca da dove ha origine il canto dei pastori. Infine il Teatro: Peter Brook (Mahabaratha) e Salmon (Troiane) spettacolo memorabile con quaranta donne che cantano, un anno di prove, una 'emozione fortissima e incontenibile' come testimonia l'intervento di Gian Franco Capitta critico teatrale.

    • Pubblicato il04/12/2005
  • FRANCO BATTIATO

    Franco Battiato catanese del 1945, personaggio colto e inquieto, rievoca a 'i luoghi della vita' l'infanzia tribale, quasi animalesca, ricordata come paradiso terreste: la Chiesa ove andava a Messa solo per giocare a biliardino e pallone, il rapporto difficile con il padre camionista. Amico di Gesualdo Bufalino negli ultimi anni della sua vita, uomo piacevole e l'incontro con Stockhausen nei primi anni settanta ospite a casa sua nella stagione sperimentale. Gli esordi a Milano - citta' accogliente - con l'amico Giorgio Gaber e Ombretta Colli, il Parco Lambro dove suonava la chitarra con un gruppo di amici. La disperazione lo porta per le strade d'Oriente: India, Nepal, Tibet e rievoca, per noi, l'incontro con il Dalai Lama a Bangalore. Enzo Di Mauro critico letterario, in diretta, lo definisce 'artista eclatante di prima grandezza'. Battiato e il cinema: nel 2004 'PerdutoAmor' il primo, un viaggio nel tempo, che gli vale un Nastro d'Argento come miglior regista esordiente. Il filosofo Manlio Sgalambro, anch'egli intervenuto in diretta, conosciuto durante la presentazione di un libro di poesie, afferma che il sodalizio avvenuto con Battiato e' stata una folgorazione. Infine, ci narra come memorabile il concerto in Iraq nel 1992. Attualmente Battiato e' impegnato nella lavorazione del suo secondo film sugli ultimi anni di vita di Beethoven.

    • Pubblicato il02/10/2005
  • EMILIO AMBASZ

    Emilio Ambasz classe 1943 un grande architetto argentino, di assoluto rilievo internazionale capace di progettare dallo spazzolino da denti al palazzo: le sue facciate verdi, i piani inclinati inghiottiti nella terra, inconfondibile. E' stato scritto che le creazioni architettoniche di Ambasz sono un po' fuori e un po' dentro la terra: come lastre di pietra che emergono dalla superficie, o fessure (alla Lucio Fontana, per ricordare un grande artista di origine argentina), fessure che screpolano la terra. Ambasz e' un raro caso di architetto che utilizza la sua straordinaria competenza tecnologica per portare alla luce, quasi una manifestazione onirica, anche un po' magrittiana - ha suggerito Portoghesi - degli eventi architettonici. La sua architettura e' come un manifestarsi di eventi esistenziali, in cui la natura, il clima, la terra, l'acqua sono come per incanto traslocate in un regno nuovo, ne' totalmente vegetale ne' totalmente artificiale, o concettuale, che per comodita' chiameremo architettura ambientale.

    • Pubblicato il09/10/2005
  • DOMENICO NALDINI

    Intellettuale friulano di Casarza nato nel ' 29, rievoca a 'i luoghi della vita' l'adolescenza improntata alla condivisione con il cugino Pier Paolo Pasolini e i pomeriggi trascorsi in uno stanzone ad osservarlo nei suoi primi componimenti poetici. Naldini ricorda gli occhi brillanti, indagatori e sognanti di Giovanni Comisso a cui dedica un'opera a lui intitolata nel 1988 e Zero Bianco, campagna veneta ove si alleva bestiame e si lavora nei campi, ma si organizzano anche recite teatrali per i ragazzi delle scuole elementari. Le passeggiate con l'unico mezzo - la bicicletta - e colpisce il dettaglio delle tre biciclette appartenute a PierPaolo. Nell'incalzare di preziosi ricordi Naldini rievoca Goffredo Parise, allievo di G.Comisso, F.De Pisis accomunato allo stesso Comisso dalla ipersensibilita' : un rapporto quasi metafisico. Nico Naldini e la Milano anni sessante e il rapporto con Vittorio Sereni; Montale rinchiuso nell'ufficio di Via Solferino a battere con due dita articoli per il 'Corriere della Sera'. Da ultimo regala al pubblico de 'i luoghi della vita' un emozionante inedito di Pier Paolo Pasolini: 'Uomo come voi' letta da lui stesso.

    • Pubblicato il30/10/2005
  • ARNOLDO FOA'

    Arnoldo Foa' nato a Ferrara da famiglia di origine ebraica nel 1906. Rievoca a 'i luoghi della vita' Firenze dove inizia a studiare recitazione per poi trasferirsi a Roma dove frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia. Costretto a lasciare Roma poiche' perseguitato, si rifugia a Napoli dove viene assunto come annunciatore-capo alla Radio ed e' la voce che comunica agli ascoltatori la mattina dell'8 settembre 1943 la notizia dell'armistizio. Numerosi i registi con cui lavora: con Visconti non va d'accordo poiche' il Teatro - dice - non lo sente ; litiga con Strehler anche se si stimavano; di L. Squarzina gli piaceva tutto; A.G.Majano regista cattivissimo con doppia personalita'; N.Loy con caratteristiche interessanti; P.Germi amico; J.Losey bravissimo, anche se maltrattato dagli americani; O.Welles simpatico, intelligente e molto personale. Arnoldo Foa' adora i classici e afferma che : ' la grandezza dei testi classici e' sempre emozionante'. Celebri le letture di Carducci, Leopardi, Garcia Lorca, Ungaretti e la passione per Shakespeare. Evelina Nazzari attrice - intervenuta in diretta - elogia il 'naturalismo' di Foa'-attore. Glenda Cima, altra attrice, ci racconta in diretta che Foa' ha il 'dramma della normalita'. Entrambe protagoniste dell'ultima fatica di Foa' come regista e attore: 'OGGI' al Teatro Ghione di Roma.

    • Pubblicato il25/09/2005