BAMBINI SENZA FUTURO (09/04/2015)
C’è chi l’ha paragonato a Srebenica, chi è andato con la memoria a Sabra e Shatila. E i commenti di oggi sono i commenti di ieri: stragi, massacri, genocidio, pulizia etnica. Difficile comprendere cosa stia realmente accadendo a Yarmouk, campo profughi divenuto città alle porte di Damasco. Si sa che si combatte. E dove si combatte si muore. Da una parte di tagliagole di Daesh, dall’altra l’esercito siriano: in mezzo loro, 10mila palestinesi allo stremo, 3500 bambini. Senza cibo, senza acqua, senza medicine. Senza un futuro. Bambini che muoiono e bambini che uccidono, in questa folle cavalcata chiamata Jihad. Come quel ragazzino, a volto scoperto e in tuta mimetica, che davanti ad una telecamera impugna una pistola e fredda con un colpo alla nuca il suo prigioniero. E il mondo, di fatto, resta a guardare. “Che la comunità internazionale non resti inerte”, ha gridato il Papa la domenica di Pasqua. Invano. Ne parliamo con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana; con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef-Italia e con Enzo Romeo, vaticanista del Tg2.