31/12/2005e fu sera: la notte
Cultura
...e le tenebre ricoprivano l'abisso...[Dio] separo' la luce dalle tenebre e chiamo' la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Per tenebre possiamo intendere molte cose pero' la notte ne e' un'immagine molto efficace. Come interpretare la notte? La notte portatrice di turbamenti e di paure ma anche capace di offrirci squarci di conoscenza, sogni e momenti di intimita'. Non e' un caso che la nascita del Gesu' sia avvenuta di notte perche' e' nelle tenebre del mondo, nel buio, nel nascondimento della notte che nasce la luce del mondo. Come e' detto nell' Evangelo di Giovanni e' nelle tenebre che risplende la luce.
Proponiamo oggi una riflessione sui significati dell'oscurita', insieme alla poetessa Antonella Anedda, attraverso un percorso nelle visioni della notte, affidandoci anche a illuminanti testi di pittori, storici e poeti.
Libri:
Antonella Anedda, La luce delle cose. Immagini e parole della notte, Feltrinelli
Antonella Anedda, Notti di pace occidentale, Donzelli
Mauro Barchielli, La citta' dal buio alla luce, Pratica Editrice, 1995
Isaac Singer, Storie per bambini, Mondadori
Sylvia Plath, Lady Lazarus e altre poesie, Mondadori
Robert Frost, Conoscenza della notte, Mondadori
Vincent Van Gogh, Lettere a Theo, Guanda
CANTO DELL'ANIMA
1. In una notte oscura,
con ansie, in amori infiammata,
- oh felice ventura!-
uscii, ne fui notata,
stando già la mia casa addormentata.
2. - Al buio, uscii e sicura,
per la segreta scala, travestita,
- oh felice ventura! -
Al buio e ben celata,
stando già la mia casa addormentata.
3. -Nella felice notte,
segretamente, senza essere veduta,
senza nulla guardare,
senza altra guida o luce
fuor di quella che in cuore mi riluce.
4. - Questa mi conduceva
più sicura che il sol del mezzogiorno,
là dove mi attendeva
Chi bene io conosceva
E dove nessun altro si vedeva.
5. - Notte che mi hai guidato!
O notte amabil più dei miei albori!
O notte che hai congiunto
l'Amato con l'amata,
l'amata nell'Amato trasformata!
6. - Sul mio petto fiorito,
che intatto per lui solo avea serbato,
Ei posò addormentato,
mentre io lo vezzeggiava
e la chioma dei cedri il ventilava.
7. - Degli alti merli l'aura,
quando i suoi capelli io discioglievo,
con la sua man leggera
il mio collo feriva
e tutti i sensi miei in sé rapiva.
8. - Giacqui e mi obliai,
il volto sul Diletto reclinato;
tutto cessò, e posai,
ogni pensier lasciato
in mezzo ai gigli perdersi obliato.
(S. Giovanni della Croce)