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Presunto colpevole

Il venerdì alle 23:35

Le storie di Pio Ragni, Tito Rodriguez e Fulvio Passananti sono al centro della settima puntata di “Presunto colpevole”, il programma che racconta storie di “malagiustizia”.

La prima storia è quella di Pio Ragni. E’ successo tutto per colpa di un orologio. Pio è stato accusato di averlo accettato come regalo in cambio di certificazioni false. Ad accusarlo è stato un collega che gli voleva male, un collega a cui la giustizia ha creduto. Le sue grida, invece, non sono state ascoltate per anni. Pio non si è fatto corrompere, non ha ricevuto regali. Però ha passato 17 giorni in carcere e otto mesi agli arresti domiciliari. Il suo incubo è durato otto anni. Anni di processi, carte, interrogatori. Anni in cui un’accusa infamante rimaneva sopra di lui come un’ombra scura.

La seconda storia è quella di Tito Rodriguez. Tito aveva lasciato la sua patria, l’Ecuador, per costruirsi una vita in Italia. E ci era riuscito. Lavora nell’edilizia, aveva costruito una sua piccola impresa a Genova. Dopo circa vent’anni nel nostro Paese si sentiva a casa. Poi, tutto è crollato. Tito aveva una moglie e due figlie, ma si è innamorato di una ragazza molto più giovane di lui, come succede a tanti. Ha avuto altri due bambini, sembrava che tutto andasse per il meglio. Poi tutto è cambiato. Le cose, con la sua nuova compagna, non funzionavano più come prima. Sono arrivate le accuse: violenze, percosse sulla donna e sui figli. Non c’erano prove, non c’erano referti medici. Solo voci. Eppure Tito è stato arrestato e sbattuto in cella. In una mattina, è diventato un presunto colpevole e ha passato cinque mesi in galera e un mese e mezzo agli arresti domiciliari.

Fulvio Passananti è il protagonista invece della terza storia. Anche lui un Presunto colpevole. Fulvio ha commesso tanti errori, ma li ha scontati. Ha lasciato Napoli, la sua città, e se n’è andato al Nord a cercare lavoro. Ma è stato accusato di aver rapinato un negozio in un paesino vicino Venezia. Lui non c’entrava nulla, era da un’altra parte. Ma i fantasmi del suo passato sono tornati a perseguitarlo.  Quel giorno era a 15 chilometri di distanza. Stava facendo un colloquio di lavoro. Sarebbe stato assunto a tempo indeterminato: la sua esistenza sarebbe cambiata una volta per tutte. Poi è arrivata l’accusa e ha passato nove mesi in galera. Non ha mai accettato di patteggiare: da quella brutta storia voleva uscire a testa alta, da innocente. Alla fine ce l’ha fatta. Ma a che prezzo?  Ha perso il lavoro e la sua vita ha subito un altro colpo terribile.

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