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Onna, questo mio povero paese

Domenica 10 giugno 2012 alle 23:00

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Onna, 11 giugno 1944: soldati della Wermacht in ripiego verso nord requisiscono alcuni cavalli e rispondono alle proteste della popolazione uccidendo 17 innocenti e facendo saltare numerose case. Un inutile, terribile crimine di guerra.

Onna, 6 aprile 2009: l'ambasciatore tedesco in Italia accorre nel piccolo centro abruzzese dopo la devastante notte del terremoto e da il via, nel segno della memoria e della solidarietà, ad un poderoso piano di interventi immediati e a lungo termine a sostegno di quella popolazione.

 

Lungo il filo che lega questi due eventi scorre il racconto che accompagna, giorno per giorno, una vicenda esemplare e virtuosa, che rischia tuttavia di restare sospesa, impigliata nella rete della burocrazia e delle solite oscure pastoie italiane. Onna e gli onnesi hanno già più volte trovato nella tragedia le ragioni della rinascita e della solidarietà di una comunità che ha sempre saputo restare unita. Oggi resta un presente da definire: se ne sono andati giovani e bambini, padri, madri, nonni, amici, se ne sono andati ricordi e speranze, passato e futuro.

 

Finanziato e organizzato dal governo tedesco, con il contributo di illustri architetti e tecnici europei, il piano di ricostruzione, il "master plan", del paese, che sorgerà sull'impianto del vecchio centro storico, nella fedeltà e nella riproposizione delle linee architettoniche e urbanistiche, ma seguendo i più moderni criteri di sicurezza antisismica e di bioarchitettura, è stato condiviso momento per momento dalle famiglie che aspettano nel villaggio prefabbricato realizzato a pochi metri di distanza.

 

E' un racconto in punta di piedi, discreto e necessariamente incompleto. Le telecamere leggere del gruppo di Rai Tre che sta realizzando "Progetto Onna"  privilegiano la spontaneità del racconto e delle testimonianze, alle esigenze televisive della qualità tecnica e della asettica pulizia del linguaggio. Un racconto "sporco" quindi, ma immediato e spontaneo,  che lascia agli onnesi il compito di raccontare sempre in prima persona, tre anni di vita e di incancellabile dolore, da quella maledetta notte che si è portata via, con quaranta vite, speranze, progetti, futuro, a oggi, quando, sparite le ruspe che hanno eliminato le macerie, si attendono le gru. Il rischio è che anche a Onna, nonostante tutte le opportunità e le speranze, possa subentrare con la delusione e la rabbia, la rassegnazione.

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