Cujo (Cujo)
di Lewis Teague (USA, 1983)
con Dee Wallace, Danny Pintauro, Ed Lauter
Castle Rock, Maine. Donna Trenton, frustrata casalinga di provincia, viene abbandonata dal marito per colpa di una tresca extraconiugale. Rimasta in panne con il figlioletto Tad durante un’uscita pomeridiana, Donna porta l’automobile dal meccanico Joe, ignara del pericolo in agguato: il cane di Joe, docile San Bernardo di nome Cujo, ha infatti contratto la rabbia dal morso di un pipistrello e si e’ trasformato in vorace strumento di terrore. Dopo aver sbranato il proprietario e un vicino di casa, Cujo mete sotto assedio Donna e Tad, rinchiusi all’interno dell’abitacolo. Riusciranno a cavarsela? Tratto da uno dei romanzi più terrificanti di Stephen King, dominato dall’incontro-scontro tra forza naturale, alterazione patologica, senso di colpa e debolezza umana, il film giunge sugli schermi in un’annata propizia per le versioni cinematografiche basate sull’opera di questo scrittore, definitivamente messo in evidenza dall’associazione con Stanley Kubrick ed il suo Shining. Oltre a Cujo il 1983 vede le trasposizioni filmiche di Christine – La macchina infernale diretto da John Carpenter e di La zona morta, per la regia di David Cronenberg. Siamo dunque in piena massa critica per il romanziere statunitense, e la reazione a catena mediatica e’ imminente e inarrestabile. Il regista Lewis Teague, ex editor per Roger Corman e Monte Hellman, dirige con precisione millimetrica, aiutato da due belle interpretazioni centrali e dalle immagini curatissime dell’ancora sconosciuto Jan De Bont. La struttura del plot e’ talmente confinata e minimale da rischiare l’impasse, invece il film decolla e non perde mai quota. Nel 1985 Teague ha attinto nuovamente a King nel portmanteau intitolato L’occhio del gatto basato su due storie tratte dalla raccolta A volte ritornano e su un soggetto originale. Dal romanzo omonimo di Stephen King. Una candidatura ai Saturn Awards 1984: miglior film horror dell’anno