26/04/2024
01/04/2015

Ddl corruzione: ripristinato il reato di falso in bilancio

POLITICA - Con pochissimi voti di scarto è stato approvato a scrutinio segreto il reato che era stato depenalizzato all'epoca del governo Berlusconi. Atteso, oggi pomeriggio, il voto definitivo sul ddl anticorruzione. Il Movimento cinque stelle dopo una consultazione online degli iscritti voterà no al provvedimento, lo stesso farà Forza Italia

Il Senato ha ripristinato il reato di falso in bilancio. Con pochissimi voti di scarto è stato approvato a scrutinio segreto il reato che era stato depenalizzato all'epoca del governo Berlusconi. Atteso, oggi pomeriggio, il voto definitivo sul ddl anticorruzione. Il Movimento cinque stelle dopo una consultazione online degli iscritti voterà no al provvedimento, lo stesso farà Forza Italia.

Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, "tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta". Era un "voto delicato", commenta il ministro Andrea Orlando.

La legge prevede che "gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni". Torna ad essere un reato, quindi, truccare i rendiconti anche per quanti non hanno interessi nel listino borsistico. La stessa pena, sottolinea l'articolo della commissione, "si applica anche se le falsità o le omissioni riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi".

"La legge sull'anti-corruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni", denuncia il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti. "Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti. Il Movimento 5 Stelle ha già scoperto un "pianista" che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in Aula, ma di fronte alle denunce del M5S - avverte Cappelletti - Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari". "E' assurdo, un paradosso totale. Si vota una legge che vorrebbe contrastare l'illegalità che è falsata dall'irregolarità del voto sugli emendamenti! Come se si volessero contrastare i furti e vengono ignorate le denunce puntuali di chi individua i ladri", conclude Cappelletti. Antonio Di Pietro, ex pm e parlamentare, critica il provvedimento anticorruzione: "Il pesce d'aprile oggi sta nel fatto non che si faccia la legge, ma come è fatta la legge. Poi piuttosto che non fare niente, va bene anche questo".