29/03/2024
02/05/2012

Tosi, Bossi candidato? Inopportuno

ROMA – Il sindaco di Verona: “Saranno i militanti al congresso a decidere; io mi auguro Maroni”

maroLa decisione di Umberto Bossi di volersi ricandidare alla segreteria del Carroccio arriva come un  fulmine a ciel sereno. L’annuncio desta ”sorpresa” in Roberto Maroni e torna a dividere il partito. I “barbari sognanti” invocano la sovranità del congresso di fine giugno;  i cerchisti risollevano la testa e celebrano il ritorno in del capo carismatico che si dice pronto a guidare il partito ”per la gente” e “per l'unità del movimento”. Dopo le parole del leader leghista inizia una raffica di dichiarazioni a sostegno e Alessandro Montagnoli definisce la “ricandidatura del Senatùr la soluzione migliore”.

Nessuno tra i maroniani si azzarda anche solo a pronunciare una parola contro. Se non altro per un debito di riconoscenza nei suoi confronti, perché “La Lega c’è e ha vissuto di Bossi e grazie a Bossi - spiega Matteo Salvino - ma di Bossi e su Bossi non possono vivere deputati o funzionari”. Insomma, per i ‘fedeli di Bobo’ è ora di cambiare guida, magari passando il testimone a Maroni. E' questo il pensiero, per lungo tempo taciuto in una parte del movimento per paura di peccare di lesa maestà nei confronti di Bossi. Ora il ‘ribelle’ Flavio Tosi lo dichiara: “La sua ricandidatura non me l'aspettavo - dice il sindaco di Verona - E francamente la ritengo inopportuna” e “improbabile”. ''Ognuno è libero di candidarsi - spiega Tosi - Saranno i militanti a decidere se il segretario sarà ancora lui o qualcun altro. Naturalmente il sottoscritto si augura che sia Roberto Maroni”. 

Anche Roberto Calderoli ‘ridimensiona” le parole di Bossi: “Ha detto si ricandida se lo richiede l'unità del movimento e anche che è pronto a lasciare spazio al nuovo e ai nuovi”. Bobo incassa anche la 'quasi-benedizione' del governatore veneto Luca Zaia che rinvia il 'problema' al congresso federale. 

Il terremoto dell'inchiesta giudiziaria ha evidenziato le divisioni tra i 'lumbard'. In disparte restano i ‘bossiani’, quei parlamentari vicini a Bossi per legami personali e ‘antichi’. Tra questi c'è Roberto Castelli, soltanto sfiorato dall'inchiesta. Il senatore considera preferibile “presentarsi con una candidatura unica al congresso per garantire l'unità del partito”, anche perché “le correnti sono una cosa che non appartiene” al Carroccio. Castelli va anche oltre: la decisione di Bossi potrebbe essere stata “concordata con il triumvirato”.