25/04/2024
31/10/2014

Stato-mafia, il Quirinale pubblica la testimonianza di Napolitano

POLITICA - Il capo dello Stato ha detto “gli attentati un ricatto per destabilizzare”

La trascrizione della deposizione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di fronte ai pm di Palerno è stata resa nota. (Leggi il testo).

Dopo la strage di Capaci ci fu un clima di "lotta senza quartiere" alla mafia, afferma il capo dello Stato, nella testimonianza resa e diffusa dal Quirinale. "Tutti sanno, tutti ricordano che fu talmente forte l'impatto emotivo della strage di Capaci che mentre si stavano prolungando le votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, ne venne un forte stimolo direi anche morale a trovare l'intesa necessaria per eleggere senza ulteriori prolungamenti il nuovo Presidente della Repubblica", dice ricordando il clima che si respirava in Parlamento in quel periodo. "Nella persona, non a caso, di un parlamentare di lungo corso come l'Onorevole Scalfaro, che era stato molto intransigente su tutte le questioni del controllo di legalità e di lotta contro la criminalità e che era stato poi l'autore di uno straordinario discorso in Parlamento sulla avvenuta strage di Capaci. L'orientamento generale era di una lotta senza quartiere".

Perché il presidente Ciampi parlava di colpo di Stato? "Io penso che c'erano elementi per formulare l'ipotesi o per usare l'espressione Colpo di Stato". Gli elementi che avvalorano questa tesi? "Naturalmente - sottolinea il Capo dello Stato - in questa materia si sono scritti libri importanti, c'è perfino un libro di tantissimi anni fa di un grande scrittore italiano intitolato: "Technique du coup d'etat", le tecniche del Colpo di Stato di solito comprendono la interruzione delle comunicazioni, l'isolamento del vertice del potere dal resto degli apparati del potere, un ingrediente classico di colpo di Stato. In questo senso quello che stava accadendo poteva indurre a parlare di tentativo o di rischio di Colpo di Stato, altro non ho da dire", dice Napolitano.
E sulla strage che ha ucciso il giudice Paolo Borsellino Napolitano dice: "Sono convinto che quella tragedia di Via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo, perché  come diceva prima il dottor Teresi si era arrivati quasi al limite dei sessanta giorni per la conversione in Legge del Decreto e anche se è vero che in quell'epoca esisteva la possibilità poi, molti anni dopo negata dalla Corte Costituzionale, di reiterazione del Decreto, né credo che nessuno allora pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciar decadere il decreto alla scadenza dei sessanta giorni per poi rinnovarlo. Ci fu la convinzione che si dovesse assolutamente dare questo segno all'avversario, al nemico mafioso".