05/05/2024
09/12/2019

Unicef: per inondazioni e siccità a rischio più di 600 milioni di bambini

I cambiamenti climatici colpiscono soprattutto i diritti dei più piccoli. 300 milioni respirano nel mondo aria tossica




Sono i bambini le principali vittime dei cambiamenti climatici.

L’allarme lanciato dall’Unicef, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP25, fa riflettere sui diritti fondamentali dei ragazzi che rischiano più di tutti in seguito a scelte tardive e sbagliate.

503 milioni di loro vivono attualmente in zone ad altissimo rischio di inondazioni. Ulteriori 160 milioni vivono in Paesi con alti livelli di siccità, mentre entro il 2040, 1 su 4 abiterà in zone di estremo stress idrico.

I dati appena pubblicati dall’Unicef ci ricordano che le azioni che vanno intraprese contro il surriscaldamento del Pianeta devono essere immediate e durature.

Forse pochi sanno che sono 300 milioni i bambini che respirano aria tossica nel mondo. 17 milioni hanno meno di 1 anno di età.

“Questi bambini - scrive l’Unicef - vivono in aree in cui i livelli di PM2.5 superano di sei volte i limiti internazionali fissati dall'OMS e questo ha un effetto negativo immediato e a lungo termine sulla loro salute, sulle funzioni cerebrali e sullo sviluppo”.

Fonti di energia più pulite e rinnovabili, l'accesso a prezzi accessibili ai trasporti pubblici, più spazi verdi nelle aree urbane e una migliore gestione dei rifiuti possono contribuire a migliorare la salute di milioni di persone.

L'aria tossica, causata in gran parte dalle emissioni di carbonio e da altri gas serra, ha gravi conseguenze per i più piccoli, contribuendo alla morte di circa 600.000 bambini sotto i cinque anni ogni anno a causa di polmonite e altri problemi respiratori.

Pur conoscendone i pericoli, molti luoghi con alti livelli di inquinamento non dispongono di sistemi di monitoraggio a terra per misurare regolarmente l’aria.

Molti, troppi investimenti in questo campo non sono ancora stati fatti.

Di grande utilità sono per esempio i sistemi di allarme rapido che possono aiutare a preparare le comunità a proteggere i ragazzi in caso di eventi meteorologici estremi.

Anche per le zone al alto tasso di siccità esistono oggi tecnologie in grado di gestire efficacemente l'acqua, ma servono più fondi per localizzare, estrarre e gestire l'acqua in modo ancora più sostenibile.

Nei Caraibi, per esempio, il numero di bambini sfollati a causa di eventi meteorologici è aumentato di sei volte negli ultimi cinque anni.

Dal 2014 al 2018, 761.000 di loro sono stati sfollati internamente, rispetto ai 175.000 sfollati tra il 2009 e il 2013.

Tra l’altro le catastrofi meteorologiche aumentano il rischio che le bambine abbandonino la scuola e siano costrette a matrimoni, traffici, sfruttamento sessuale e abusi.

"Dagli uragani alla siccità, dalle inondazioni agli incendi, le conseguenze della crisi climatica ci riguardano tutti, colpendo maggiormente i più piccoli e minacciando la loro salute, istruzione, protezione e sopravvivenza", ha detto Gautam Narasimhan, consigliere senior UNICEF per il cambiamento climatico, l'energia e l'ambiente.

“I bambini sono attori essenziali per rispondere alla crisi climatica. È nostro dovere nei loro confronti mettere insieme tutti i nostri sforzi per trovare soluzioni che sappiamo fare la differenza, come ridurre la vulnerabilità ai disastri, migliorare la gestione delle risorse idriche e garantire che lo sviluppo economico non avvenga a scapito della sostenibilità ambientale"