25/04/2024
26/10/2014

Tunisia al voto per nuovo parlamento

ESTERI - Scrutinio sotto alta sorveglianza, incertezza risultati

tuni

Si sono concluse, senza incidenti di rilievo, le operazioni di voto ai seggi elettorali in Tunisia, dove circa 5,3 milioni di elettori sono chiamati oggi a scegliere i 217 deputati del prossimo Parlamento. La Tunisia vota democraticamente per la seconda volta dalla cosidetta ''primavera dei gelsomini'' del 2011, quando i cittadini elessero i rappresentanti dell'Assemblea Costituente con il compito di redigere la nuova Costituzione e che ha svolto poi a tutti gli effetti il ruolo di parlamento.

A vegliare sulle operazioni di voto di oggi 80 mila uomini tra forze dell'ordine ed esercito e una folta pattuglia di oltre 600 osservatori internazionali dislocati in tutti i seggi sparsi per il paese. Proprio nel suo ruolo di osservatore internazionale,l'ambasciatore degli Stati Uniti in Tunisia, Jacob Walles, è stato contestato in un seggio: ''non hai il diritto di essere qui'' e ''il popolo tunisino è libero, nè Stati Uniti, nè Qatar'', gli hanno urlato alcuni votanti.

Contestato l'ambasciatore americano - L'ambasciatore degli Stati Uniti in Tunisia, Jacob Walles, è stato oggetto di una contestazione nel corso del giro per alcuni seggi della capitale, segnatamente quelli del centro della città, nell'ambito della missione di osservatori statunitensi in occasione delle legislative. Al suo ingresso in uno dei seggi, Walles è stato accolto da grida ostili, come ''non hai il diritto di essere qui'' e ''il popolo tunisino è libero, nè Stati Uniti, nè Qatar''. Alle grida dei contestatori, Walles ha risposto che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di interferire nelle vicende interne della Tunisia e che gli Usa, come altri Paesi, hanno dispiegato degli osservatori per verificare la correttezza dele procedure di voto. "E' un momento storico - ha aggiunto -. I soli vincitori di queste elezioni sono la Tunisia ed il popolo tunisino, quale che sia il risultato".

Rispetto alle elezioni del 2011 (le prime dopo le primavere arabe e la caduta del regime di Ben Ali), il panorama politico tunisino è oggi caratterizzato da un accentuato bipolarismo attorno ai due maggiori partiti, l'islamista Ennadha e il laico Nidaa Tounes. Dopo le politiche anticipate odierne, a breve si terranno le presidenziali, il prossimo 23 novembre.

- Ennhadha (La Rinascita). Messo al bando da Ben Ali, il partito islamico ha vinto le elezioni del 2011, diventando con il 37% la prima forza del Paese. Il suo modello è l'islamismo moderato dell'Apk turco: ha rinunciato all'inserimento della sharia in Costituzione, affermando il suo sostegno alla democrazia e al pluralismo. Ben strutturato e radicato sul territorio, è guidato da Rached Ghannouchi. Pare abbia perso terreno a causa della scarsa performance al governo e alle accuse di aver tenuto un atteggiamento morbido nei confronti dei salafiti e di aver monopolizzato le istituzioni. Non ha un candidato alle presidenziali.

- Nidaa Tounes. Nasce nel giugno 2012 per volontà del veterano della politica Béji Caid Essebsi, che vuole rimediare all'eccessiva frammentazione delle forze liberali del paese e creare una forza di centro laica. Nazionalista, si rifà alla tradizione riformista tunisina del XX secolo e al padre della patria Habib Bourghiba. Esclude ogni collaborazione con gli islamici. Essebsi è il candidato favorito alle presidenziali. Una delle critiche più frequenti a Nidaa è di essere espressione di personaggi del vecchio "regime".

- Ettakatol è un partito liberale di centrosinistra che punta su trasparenza e lotta alla corruzione. E' stato alleato a Ennahda insieme al Partito del Congresso per la Repubblica (formavano la cosiddetta "troika") e per questo sarebbe in calo di consensi. Il suo leader Mustafa Ben Jaafar è presidente dell'Assemblea Nazionale Costituente ed è candidato alle presidenziali.

- Partito del Congresso per la Repubblica, laico e di centrosinistra, guidato da Moncef Marzouki, medico ed attivista per i diritti umani, poi eletto presidente della Repubblica, ora da Abderraouf Ayadi. Ha preso parte alla Troika di governo e per questo sarebbe in calo di popolarità. Marzouki è in corsa per le presidenziali.

- Al Joumhouri o Partito Repubblicano, centrista e socioliberale. Nato nel 2012 dalla fusione di vari partiti di centro, Maya Jiribi ne è segretario. Personaggio di spicco Ahmed Néjib Chebbi, candidato anche alle presidenziali.

- Unione Patriottica Libera. Lanciato dal ricco uomo d'affari Slim Riahi, si autodefinisce partito di centro, sostenitore del libero mercato e di valori modernisti. Soprannominato da molti il "Berlusconi tunisino", Rihai possiede la nota squadra di calcio di Tunisi Club Africain ed è candidato alle presidenziali.