Il Prix Italia per un vero servizio pubblico


 
Il dibattito attorno al futuro del servizio pubblico radiotelevisivo continua ad essere attuale e ricco di spunti. Molte sono le ricette che di volta in volta si affollano all’orizzonte. Una cosa, però, è certa al di là delle varie e legittime opinioni. Ovvero, il servizio pubblico radiotelevisivo è un asset decisivo a garanzia non solo del pluralismo dell’informazione ma resta un elemento essenziale a garanzia dello stesso sistema democratico. Insomma, il servizio pubblico se non ci fosse andrebbe inventato anche perché, in un contesto di grande frammentazione con una offerta di notizie sempre più diffusa, avere un luogo che garantisce nel suo statuto il pluralismo resta un presidio costitutivo a garanzia di una libera e corretta informazione.

Certo, nel panorama variegato e composito del servizio pubblico la specializzazione tematica e la diversificazione settoriale sono e restano al centro dell’offerta informativa e formativa. Anche se la maggiore attenzione, com’è inevitabile che avvenga, si concentra sul capitolo dell’informazione radiotelevisiva e sui principali momenti dell’approfondimento politico, culturale e sociale.

E, proprio all’interno di questo mosaico ricco e diversificato, il contributo del Prix Italia ha rappresentato e rappresenta un tassello importante e, soprattutto, ricco di qualità e di spunti concreti per la stessa informazione e produzione quotidiana. Insomma, una sorta di stimolo e di pungolo per aprire nuovi orizzonti di riflessione di approfondimento per lo stesso servizio pubblico.

Del resto, il Prix Italia è il più antico e prestigioso concorso internazionale per i programmi Radio, Tv e Web. Ovvero, un appuntamento annuale di grande rilievo che premia la produzione audiovisiva sotto il segno della qualità. Proprio il fatto che la famiglia del Prix Italia è costituita da 85 Enti radiotelevisivi pubblici e privati in rappresentanza di 44 paesi dei cinque continenti è la controprova concreta che attorno a questa esperienza ruota un pezzo significativo della modernità informativa e di tutto ciò che attiene alle nuove tecnologie legate al mondo della comunicazione e della stessa innovazione comunicativa. E proprio il Prix Italia ha accompagnato, negli anni, il cammino della Rai nella sua costante ed infaticabile ricerca della qualità e della innovazione. In una sola parola, della creatività legata al messaggio audiovisivo. Il Prix Italia, infatti, viene fondato dalla Rai nel lontano 1948 a Capri per giungere all’ultima edizione, quella di Lampedusa del 2016. Una sede, quella dell’isola siciliana, individuata anche per accendere un riflettore sul drammatico tema dei migranti che, da tempo, caratterizza e angustia il mondo contemporaneo. Un’occasione per parlare sì di immigrazione ma anche per toccare con mano quanto di più moderno e aggiornato esiste nel campo dei mezzi e delle tecniche di informazione, per restare in linea proprio con la tradizionale ricerca di modernità e innovazione che ha sempre caratterizzato il Prix Italia.

Una manifestazione, comunque sia, che è stata ospitata sino ad oggi da tutte le maggiori città d’arte italiane. Una circostanza, questa, che ha anche contribuito al suo innegabile e significativo prestigio internazionale. E, del resto, l’attenzione agli scenari futuri della comunicazione e dell’audiovisivo caratterizza da sempre il Prix Italia. Sin dalla sua nascita. Ed è per questa cifra che il Prix Italia rientra a pieno titolo nello sforzo della attuale dirigenza Rai di contribuire ad offrire un servizio pubblico sempre più al passo con il processo di forte innovazione tecnologica che caratterizza il mondo dei media e cercando, al contempo, di favorire e promuovere la qualità e il merito.