Human: lo spettacolo teatrale che guarda a come reagiamo di fronte alla migrazione


Foto del set di "Human"

 
Il Prix Italia non riguarda solo il giornalismo, e in effetti storie sulla migrazione e sul modo in cui le persone in Europa hanno reagito possono essere raccontate con molti mezzi diversi. Il teatro è uno di questi.

“Human” è il titolo di uno spettacolo scritto da Lella Costa e  Marco Baliani. Un aspetto interessante sta nel fatto che non guarda solo ai migranti e alle loro storie, ma soprattutto a noi – giornalisti, cittadini, esseri umani – e a come reagiamo a quanto sta accadendo.

“Vorremmo esprimere i nostri dubbi, la nostra confusione di fronte a questo cambiamento inevitabile ed irreversibile,” spiega Lella Costa.

“Speriamo di poter passare dalla dicotomia tra un ‘noi’ e un ‘loro’ a una prima persona plurale, per quanto confusa”.

Il punto di partenza è il mito di Ero e Leandro, i due amati che vivevano sulle sponde opposte dell’Ellesponto. Leandro era solito attraversare a nuoto lo stretto per raggiungere Ero ogni notte, fino a che una notte di tempesta annegò e Ero si uccise.

“Siamo partiti dal mito di Ero e Leandro anche per dire che i mari si possono attraversare per tante ragioni diverse, anche per amore,” dice Costa.

Nel corso dello spettacolo, infilano il dito in alcune ferite aperte della società, come spiega Marco Baliani. Per esempio, in una scena lui veste i panni del giornalista che accusa una fotografa, Lella Costa, di aver aspettato fino all’ultimo per scattare una foto di un profugo in mare con un bambino in braccio.

In un’altra scena ancora, Baliani descrive una nave da crociera come un appartamento galleggiante, che attraversa un mare che sotto la superficie contiene fosse comuni di migranti.

Secondo Baliani, “lo spettacolo vuole portare alla luce alcuni nodi che normalmente vengono lasciati non detti della nostra reazione in quanto occidentali all’arrivo di migranti e rifugiati. Ci chiediamo, cosa ci sta succedendo?”

Tuttavia, entrambi gli autori sottolineano che non vi è alcun intento moralistico. È più una questione di stimolare le menti e le coscienze delle persone, come solo il teatro sa fare.

Quando si parla di migrazione, “è difficile capire a pieno cosa sta accadendo,” spiega Costa, “ma c’è anche una legittimità che non può essere messa in discussione”.
Sottolinea anche che la libertà di movimento e il diritto di ciascuno a lasciare il proprio paese è riconosciuto dalla Carta universale dei diritti dell’uomo.

Entrambi gli attori sono consci del fatto che il loro spettacolo si occupa di una dramma che sta ancora accadendo. Come dice Baliani, “normalmente il teatro parla di cose che sono già accadute, ma in questo caso i barconi si rovesciano ancora nel Mediterraneo”.

A volte, tuttavia, è importante raccontare queste storie, anche solo per mostrare cose che le persone potrebbero non aver voglia di vedere.

“Vogliamo istillare dubbi,” conclude Costa, “ma soprattutto vogliamo raccontare storie che riportassero all’eterno viaggiare e mescolarsi che mai come nel Mediterraneo è storia.”