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MONDO

Intervista ad Enzo Ciconte, esperto di fenomeni mafiosi

50 migranti morti in un camion. La tratta di esseri umani da sempre business delle mafie dell'est

Enzo Ciconte, docente, intellettuale, politico calabrese è considerato uno dei massimi esperti di criminalità organizzata, si è occupato in particolare di 'Ndrangheta e di ramificazioni ad est della criminalità organizzata, Dal 2013 insegna "Storia delle Mafie Italiane" presso il Collegio S. Caterina dell'Università di Pavia. Ha realizzato numerosi studi relativi al meccanismo di penetrazione delle mafie al nord, ai rapporti tra criminalità mafiosa e locale e alle attività mafiose nei nuovi territori

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di Luca Gaballo
Siamo abituati alle tragedie in mare, alle efferatezze degli scafisti nordafricani; ci colpisce profondamente scoprire che simili tragedie possano avvenire nell'Europa centrale, al confine con la civilissima Austria, dove hanno perso la vita decine di migranti morti soffocati nel cassone di un camion frigorifero 
Il fatto è molto grave. Grave anche per i numeri. Però altre volte era accaduto che migranti morissero senza che nesuno se ne accorgesse, nei camion, nei passaggi da uno stato all'altro. Il problema è che, mentre nel mare i barconi sono visibili, via terra è difficile intercettarli, è difficile vedere i migranti rinchiusi nei camion o, addirittura sotto i camion. Per questo c'è una minore attenzione su questi passaggi via terra rispetto a quelli via mare. 

Il fenomeno degli scafisti infatti è noto ed analizzato, quello dei camionisti molto meno. Siamo evidentemente di fronte a organizzazioni criminali complesse e ramificate
Si, complesse, ramificate e sovranazionali. Hanno dei rapporti che consentono a questi migranti di essere consegnati, ad ogni passaggio di stato, ad una organizzazione mafiosa diversa. Ecco perché è difficile arrivare a ricostruire tutta quanta la catena. Quindi si tratta di organizzazioni molto complesse e molto articolate. Le persone che le comandano hanno una capacità criminale e organizzativa molto elevata.

A gestire i traffici nel Mediterraneo ci sono i Libici, i Nordafricani. Ad est chi c'è?
Sono tutte quante le mafie dell'est, quelle che sono nate all'indomani del crollo dell'Unione sovietica e lo spappolamento di tutto quel reticolo che, fino a quel momento, era tenuto dentro l'Unione sovietica, quel modello è venuto meno e queste organizzazioni si sono consorziate ed hanno dato vita a queste mafie che, nei singoli stati, sono via via cresciute. Soprattutto sono cresciute con il traffico di esseri umani. Non è di oggi questo fenomeno ma dura da parecchi anni.

Risaliamo alle guerre nella ex Jugoslavia ed alla guerra del Kosovo?
Quello è stato un momento molto significativo e di sviluppo per le reti criminali, ma la loro crescita è proseguita. Insisto. Sono sottovalutati perché rispetto al mare non vengono visti. Sono meno oggetto di attenzione anche da parte dei mass media, dei giornali e delle televisioni, perché creano meno allarme sociale. Il passaggio delle frontiere  è molto semplificato rispetto a quello via mare. 

C'è un legame tra le nostre organizzazioni criminali e le mafie dell'est?
Non su questi temi. Le mafie italiane non si sono mai occupate, se non in modo episodico, di tratta degli esseri umani. Lavorano in altri ambiti ad affari molto più lucrosi di questo. E soprattutto perché le mafie italiane non sono presenti in quei crocevia geopolitici. Preferiscono gestire armi e droga, piuttosto che migranti

Secondo lei i paesi dell'Europa centrale si sono resi conto della gravità del fenomeno? C'è una sottovalutazione da parte di paesi come l'Ungheria ma anche da parte di nazioni molto civili come Austria e Germania?
Sicuramente. C'è una sottovalutazione, c'è, come si dice da noi, un "mettere la polvere sotto il tappeto", solo che prima o poi il tappeto viene via e la polvere inonda l'intera stanza. La Germania è stata colpita alcuni anni fa dalla strage di Duisburg. Ma la mafia in Germania non è solo Duisburg, è molto più profonda e inserita di quanto gli stessi Tedeschi e gli stati confinati vogliano ammettere. E' una presenza mafiosa molto insidiosa perché viaggia attraverso i canali finanziari. Acquistano banche, negozi, appartamenti. Si inseriscono nei gangli economici, non si vedono oppure fanno finta di non vederli. Solo che, prima o poi, questa economia malata presenterà il conto e sarà un conto salato per le economie libere di mercato.

Quando si parla di tratta di esseri umani in centro e nord europa si pensa alla prostituzione
Sono gli stessi attori. Sono quelli che gestiscono le reti. Per loro portare una donna per costringerla a prostituirsi o portare una donna che viene fuori da guerre, da ingiustizie, è la stessa cosa. Per loro è una merce che ha un determinato valore e passa la frontiera. Da questo punto di vista non c'è nessuna difficoltà a far passare la prostituta o la donna in cerca di lavoro che esce da situazioni inenarrabili e drammatiche come quelle delle guerre.

Insomma, penso all'Ungheria, va bene quando i migranti passano dentro i camion, quando si accalcano alla frontiera invece fanno scandalo
Perché non li vedono. perché fanno finta di non vedere quello che accade. Alle frontiere invece si vedono. Bisogna avere senso della storia e umanità per guardare a questi fenomeni con occhio diverso da quello che osserva attraverso il filo spinato, che cosrtuisce muri o ragiona in termini di respingimento puro e semplice. Invece di elevare muri bisognerebbe ammettere che sulle reti criminali si è fatto poco o nulla, perché, ripeto, hanno fatto finta di non vedere. Le polizie europee sono in grado, se vogliono, di interrompere questi flussi. Non sono criminali misteriori, quelle reti si conoscono. Purtroppo anche lì succede quel che succede in Italia. La rete criminale significa quattrini, i soldi portano corruzione, portano personalità del mondo che dovrebbe contrastare questi fenomeni a voltare la testa dall'altra parte. Bisognerebbe fare in modo che i governi decidessero di contrastare efficacemente queste reti criminali transnazionali.