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ECONOMIA

In Europa Atene la peggiore -7,8%. Sale lo spread BTp bund

Paura recessione e deflazione. Giù le borse in tutto il mondo

Crisi degli emergenti, timori di recessione e deflazione, dubbi sulle strategie delle banche centrali, l'incubo della crisi greca che si riaffaccia. Ma la crisi non è solo europea, anche Wall Street affonda. 

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Il mercato "vede" la recessione
Sono i titoli industriali a guidare al ribasso i listini da entrambe le parti dell'Atlantico ed in Europa vanno male soprattutto gli istituti bancari. La paura di una crescita globale sempre più debole e comunque non abbastanza robusta da sostenere i prezzi raggiunti dalle azioni negli ultimi anni sta provocando una vendita generalizzata dei titoli più rischiosi e la fuga verso la liquidità e i tradizionali beni rifugio: l'oro (in crescita del 12,5% da inizio anno e del 5% in una settimana), i titoli di stato statunitensi e dei paesi core dell'Europa continentale. Effetto collaterale: lo spread tra titoli italiani e tedeschi che si allarga oltre i 140 punti base. Il Bund continua nel suo tuffo, sempre più giù nella terra incognita dei rendimenti negativi. Dall'inizio del 2016, il bund a 7 anni ha perso quasi 40 punti base ed oggi rende, si fa per dire, - 0,1 e rotti.  Sui titoli periferici dell'Eurozona grava anche l'effetto Atene in sciopero e il dubbio che il governo Tsipras non riuscirà a varare quella riforma delle pensioni che è essenziale per l'esborso della prossima tranche di aiuti. 

Il crollo di Atene è solo uno degli episodi di oggi
Ma il ritorno del problema greco sulla scena non è che un episodio in un mondo in piena sindrome ribassista. Se la Borsa di Atene chiude a -7,8%, a livelli mai così bassi dal 1990, è l'intero sistema europeo a indebolirsi. Piazza Affari chiude a -4,69. Il FTSE MIB reduce da sei settimane consecutive di ribasso porta a oltre - 23% il passivo da inizio anno. giù le banche ma anche i titoli legati al petrolio con SAIPEM che perde il 24% del suo valore in una sola seduta.

In un mare in tempesta vediamo solo nebbia
"Quello che è più preoccupante è che la debacle di oggi è avvenuta in assenza di qualsiasi dato macro rilevante. E' come se gli investitori, lasciati a se stessi e molto nervosi, fossero sprofondati nel pessimismo" Così Vincenzo Longo, strategist di IG Market, "Il mercato si sta posizionando come se dovesse scontare una recessione nei prossimi trimestri. E' un movimento veramente brutto, siamo al 2008, colpisce la violenza di queste crisi ribassiste" 

"Gli investitori non riescono a decifrare quel che sta succedendo nell'economia globale, e il rischio di deflazione e di recessione sta salendo" così dichiara a bloomberg Francosi Savary, capo investimenti di prime partner SA, "non è stato sufficente che il valore delle azioni abbia subito già significative correzioni e che i dati sul fatturato non siano stati malvagi, il seniment è negativo e non c'è abbastanza visibilità". E' significativo che siano i titoli delle società tecnologiche, nel comparto industriale, a guidare i ribassi, scrive ancora Bloomberg assieme alle banche che stanno scendendo ai livelli di capitalizzazione raggiunti nel 2012 al tempo della prima crisi Greca. 

Gli analisti sono preoccupati che il sentimento negativo non sia finito "Pensiamo che sia prematuro immaginare di individuare il punto più basso del mercato in prospettiva di medio termine" Dice al Financial Times Mislav Matejka di JPMorgan.

Un mese senza la "guidance" delle banche centrali
Anche la forza relativa dell'economia a stelle e strisce è un problema. Il dollaro continua a rafforzarsi dopo il rapporto suil mercato del lavoro reso noto venerdì. Il retropensiero del mondo della finanza è: se l'economia reale va bene la FED potrebbe continuare ad alzare i tassi. "I mercati sono pieni di rischi legati ai tassi di interesse e esposti a shock violenti" dice Phiplip Saunders, di Investec, al Financial Times. I corsi del dollaro e i tassi sul biglietto verde sono essenziali per capire se il mondo emergente, sovraindebitato in dollari, riuscirà a gestire la crisi senza eventi traumatici. Una tempesta dentro una fitta nebbia, dunque. Con poche indicazioni in vista stavolta dalle banche centrali, almeno fino a Marzo, quando si terrà il consiglio BCE che dovrebbe espandere il programma di acquisto titoli e, al tempo stesso, la Federal reserve dovrebbe decidere se rinviare l'aumento dei tassi previsto.  

Le banche nel cuore della crisi
Intanto occorre osservare molto da vicino quel che sta avvenendo nel cuore del settore bancario, afflitto in media da un calo vicino al 7%, ma colpisce in particolare il crollo di Deutsche Bank, la più grande banca del nostro continente che oggi ha perso 10 punti ed è tornata al livello del 2008. Oggi un portavoce di Deutsche Bank ha dichiarato che l'Istituto è perfettamente in grado di ripagare le cedole sulle obbligazioni subordinate, come se qualcuno lo avesse messo in dubbio. Un segnale che fa paura.