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MONDO

Immigrazione

La scheda: Triton e Mare Nostrum, le due operazioni a confronto

Il mandato e i mezzi a disposizione dell'operazione condotta dall'agenzia Frontex e di quella italiana che l'ha preceduta

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Migranti soccorsi dalla nave San Giusto della Marina
Operazioni differenti nel mandato, nei numeri, nel bilancio e nelle forze impiegate. Triton e la missione che l’ha preceduta, Mare Nostrum, sono di nuovo al centro delle polemiche dopo l’ultima tragedia del mare nel Canale di Sicilia. Ecco il loro profilo, tenendo conto che attualmente - al di là di Triton - opera anche un dispositivo navale nazionale nel Canale di Sicilia.

L'operazione Triton 
Triton è partita il primo novembre 2014 ed è una missione europea dispiegata da Frontex, l'Agenzia europea delle frontiere. Il mandato, come è stato più volte sottolineato dai vertici dell'Agenzia, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che è la mission istituzionale di Frontex. Tuttavia, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso.

I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d'altura, quattro motovedette. Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un'area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a sud verso le coste libiche. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro.
 
L'operazione Mare Nostrum
Mare Nostrum era l’operazione italiana, partita il 18 ottobre 2013 in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre (366 morti accertati). Si è conclusa il 31 ottobre 2014, accompagnando poi Triton in versione gradualmente ridotta fino alla fine dell'anno. Gli obiettivi erano due: garantire la salvaguardia della vita in mare e arrestare gli scafisti. Erano impegnati mezzi di Marina Militare, Guardia costiera, Aeronautica e Guardia di finanza. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacità ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), due corvette, due pattugliatori, due elicotteri, tre aerei.
 
Le navi d'altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell'operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese. I migranti soccorsi sono stati oltre 160mila, gli scafisti consegnati all'autorità giudiziaria sono stati 366. Le vittime stimate dall'Unhcr in quel periodo sono state circa 3500.