Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Siria-Alfano-prima-di-un-intervenire-vogliamo-sapere-se-la-Siria-diventa-una-Libia-bis-Il-ministro-Questa-e-una-guerra-che-non-ha-precedenti-nella-storia-75707eeb-fa0e-46fe-bd77-bf61165439c3.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Il ministro dell'Interno al vertice delle delegazioni Nato a Firenze

Alfano: prima d'intervenire in Siria serve un piano per il "dopo": evitare una Libia-bis

Un intervento dell'Italia in Siria con Francia e Germania? "Abbiamo ancora le cicatrici aperte: vogliamo sapere se la Siria diventa una Libia bis oppure se c'è un piano chiaro per il dopo". Così il ministro Alfano al vertice delle delegazioni Nato a Firenze. Per il capo del Viminale, ​"abbiamo di fronte una organizzazione con ambizioni, soldi e uomini che nessuno ha mai avuto". Il ministro dell'interno: "Espulso marocchino di Milano  
 

Condividi
Fireenze
Per il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, la posizione dell'Italia rispetto ad un eventuale intervento in Siria, come stanno concordando in queste ore Francia e Germania, è molto chiara: "Non sono posizioni che si prendono sui due piedi e l'Italia ha assunto una posizione assolutamente responsabile e razionale". Non si vuole ripetere l'esperienza della Libia perché "abbiamo ancora quelle cicatrici aperte: vogliamo sapere se la Siria diventa una Libia bis oppure se c'è un quadro, un piano chiaro per il dopo, prima di cominciare". Alfano ha ricordato come in Libia sia mancata la "stabilizzazione delle istituzioni democratiche e il conto lo abbiamo pagato noi".

Questa la posizione del nostro Paese espresse dal ministro dell'Interno a Firenze, dove ha partecipato all'incontro del gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente dell'Assemblea parlamentare della Nato.

"Questa è una guerra - ha aggiunto il ministro - che non ha precedenti nella storia, che ha una sua insidia come mai c'era stata dalla Seconda guerra mondiale" e la sicurezza "è un pezzo fondamentale della nostra libertà, chi ha paura non è libero, combattere contro il terrore significa combattere per la libertà".  

"Abbiamo di fronte una organizzazione con ambizioni, soldi e uomini che nessuno ha mai avuto - ha aggiunto - Mai nessuna organizzazione terroristica aveva avuto la pretesa di chiamarsi Stato, questa è un'assoluta novità". Chiamarsi "Stato islamico sta a indicare un'ambizione: l'idea di diventare uno Stato e cancellare i confini disegnati da secoli, ripristinando quelli dell'antico califfato. Neanche Bin Laden aveva avuto la pretesa di chiamarsi califfo".

Alfano poi ha parlato della libertà di culto nel nostro Paese. "In Italia - ha detto - c'è un milione di musulmani e hanno il pieno diritto di pregare. Troppo spesso sento parole fuori misura sul nesso fra una fede religiosa e l'attribuire un disegno religioso al crimine dei terroristi. Questi terroristi tengono in ostaggio un Dio e una religione, perché qualunque sia il Dio in cui noi crediamo, la storia delle religioni non contempla un Dio che non professi amore, nessun Dio di nessuna religione avrebbe autorizzato questa barbarie o consentito questi crimini" e sarebbe "un errore confondere chi prega con chi spara. La religione dell'islam va tutelata in ogni Paese nel suo diritto di preghiera". 

Oggi è stato espulso un marocchino di 35 anni che viveva a Milano. Lo ha annunciato il ministro dell'interno Angelino Alfano, alla trasmissione Virus su Rai2. Con quello di oggi, ha aggiunto il ministro, gli espulsi dalla fine dello scorso anno sono diventati 61.