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ITALIA

L'inchiesta sulle tangenti per gli appalti

Mose, Baita: "Un miliardo bruciato in tangenti e consulenze"

Lunedì riprenderanno gli interrogatori e la Camera esaminerà la richiesta di incarcerazione a carico dell'ex governatore Giancarlo Galan. Venerdì prossimo anche il provvedimento del Governo che definirà i poteri di Cantone

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Venezia
Nuovi particolari sul sistema di tangenti legate alla costruzione del Mose emergono di giorno in giorno e non solo dalle indagini. Anche dalle dichiarazioni e dalle interviste rilasciate da alcuni dei protagonisti. A far discutere sono state le parole di Piergiorgio Baita, l'ex presidente della Mantovani spa, capofila del Consorzio Venezia Nuova, che intervistato dalla stampa, ribadisce che i costruttori pagavano al Consorzio 100 milioni di euro l'anno - "un miliardo bruciato in tangenti e consulenze" - e aggiunge "decideva tutto Mazzacurati".

Versione da cui prende le distanze, dall'estero, l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, che non risulta comunque tra gli indagati. Mazzacurati non ci sta ad essere indicato come l'artefice unico del meccanismo di fondi neri che ha portato agli arresti di 35 persone, tra cui il sindaco di Venezia ora sospeso Giorgio Orsoni. 

Si riparte comunque lunedì quando riprenderanno gli interrogatori e la Camera esaminerà la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dalla Procura di Venezia per l'ex governatore Giancarlo Galan. Il decreto del governo che stabilirà poteri ad hoc per il capo dell'Authority anticorruzione Raffaele Cantone arriverà invece venerdì prossimo. "È un sistema che era rodato a 360 gradi e del quale facevano parte politici, magistrati contabili, esponenti delle forze dell'ordine e così via" ha commentato oggi lo stesso Cantone intervenendo ad un convegno a Napoli.

Baita: un miliardo di euro in tangenti
"Tangenti e consulenze e contratti a tutti. Se si mettono in pila - dice Baita al quotidiano Repubblica - fanno un miliardo di euro e non sono serviti al progetto Mose, solo a rafforzare il Consorzio Venezia nuova nella città, nei rapporti con la politica, locale e romana". "Attorno al Mose si è sviluppata la piovra del consorzio. Lo costituivano le aziende, ma le aziende lo subivano. Decideva tutto il presidente Mazzacurati". E sottolinea: Mazzacurati "mi aveva battezzato subito": "un extra dei vostri ricavi ritorna al consorzio, lo useremo per facilitare il percorso dell'opera".

Il sistema Galan
Per capire come funzionava il ‘sistema Galan’ occorre leggere il verbale di Claudia Minutillo, ex segretaria dell’onorevole. La donna parla di hall di alberghi, frequentatissimi, come il 4 stelle 'Monaco' dei Benetton, dove non temevano d'essere notati. Lì, sul Canal Grande, si vedeva l'assessore Renato Chisso (Fi), che riceveva qui - dice Claudia Minutillo - le bustarelle del Consorzio, lamentandosi perchè “veniva pagato solo alle feste comandate”.

Se non si trattava di veloci 'pagamenti', ma di riunioni più lunghe, c'erano allora i ristoranti. Minutillo, Chisso, Galan, Baita si incontravano 'Al Passo' di Campalto (Venezia). Vista sulla laguna, pesce di qualità, darsena privata. Per non far dispiacere a nessuno i componenti della 'cricca' sceglievano anche un altro locale di Campalto - la fonte è sempre Minutillo - il ristorante 'Da Ugo', il cui titolare è amico di Chisso. Cosa che evidentemente sapeva anche la Gdf, dato che qui sono state messe 'cimici' e telecamere per documentare le 'allegre serate'. Altre volte il gruppo si incontrava a Padova. Era al ristorante, 'Ai Porteghi', via Cesare Battisti, centro storico. “Ci davano la saletta riservata, andavamo lì - spiega Minutillo ai pm - e discutevamo di tutte le cose in ballo”.

Orsoni: "Sono innocente". Galan: "Su di me nefandezze altrui"
Il sindaco di Venezia Orsoni interrogato venerdì dal gip ha rimarcato la sua innocenza e la sua estraneità alla cricca: "Sono assolutamente sereno e tranquillo perché non è passato un solo centesimo nelle mie mani e nelle mie tasche". Più velenosa invece la reazione dell'ex governatore del Veneto Galan che in una nota fa sapere: "Stanno tentando di scaricare su di me - dice - nefandezze altrui". "Voglio fare luce su tutto".