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MONDO

Non si ferma l'avanzata Jihadista

Iraq a rischio golpe. Continua la marcia dell'Isis

La Corte Federale irachena ha riconosciuto il partito di al-Maliki come vincitore delle ultime elezioni, ma il presidente Masum ha affidato al vice presidente del Parlamento al-Abadi l'incarico di formare un nuovo governo. Intanto i miliziani dello Stato islamico si sono impadroniti di Jalawla, 130 chilometri a nord-est di Baghdad

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Iraq (Ap)
In Iraq si inasprisce la crisi politica interna. Il premier uscente Nouri al-Maliki vorrebbe guidare anche il prossimo governo, ma il presidente Fuad Masum ha incaricato ufficialmente l'esponente sciita Haidar al Abadi di formare il nuovo esecutivo.

Incarico ad al-Abadi
La Corte Suprema irachena poche ore fa aveva riconosciuto la Coalizione 'Stato di Diritto'-Alleanza Irachena Unita di al-Maliki quale gruppo politico più vasto nel Consiglio dei Rappresentanti - il Parlamento uscito dalle elezioni legislative del 30 aprile scorso - gruppo legittimato dunque a esprimere il nuovo primo ministro. In tal modo sembrava spianata la strada al reinsediamento di Maliki per il terzo mandato consecutivo. Poco dopo però la stessa formazione sciita ha indicato, invece dell'ex premier, il neo-vice presidente dell'assemblea Haider al-Abadi come "candidato" alla guida del nuovo esecutivo. 

Masum sostenuto dalla diplomazia estera
Al Maliki ieri aveva chiesto la messa in stato di accusa del presidente per il ritardo nel conferirgli l'incarico, ma Masum è sostenuto a livello internazionale. John Kerry ha ribadito che Washington sta con lui, posizione sostanzialmente condivisa dall'Onu; mentre Marie Harf - portavoce del Dipartimento di Stato Usa, parlando con la Cnn - ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno inviando armi e munizioni alle forze curde in Iraq che si oppongono all'avanzata dello Stato Islamico.

L'avanzata dell'Isis
Continua infatti l'offensiva delle milizie dell'Isis al nord e la pulizia etnico-religiosa. Dopo la conferma del massacro di 500 yazidi da parte dei jihadisti, si contano almeno 20 mila persone della minoranza ancora intrappolate sui monti di Sinja. Mentre le forze curde dei Peshmerga hanno riconquistato due città in posizione strategica, i miliziani dello Stato islamico si sono impadroniti della città di Jalawla, nella provincia di Diyala, 130 chilometri a nord-est di Baghdad, minacciando così i confini meridionali della regione autonoma del Kurdistan. Una nuova sconfitta per i peshmerga nonostante i bombardamenti aerei americani a tappeto sulle posizioni dello Stato Islamico, che hanno comunque alleggerito la pressione sui combattenti curdi. Proprio per la minaccia degli jihadisti che avanzano verso il Kurdistan, gli Stati Uniti hanno ritirato "temporaneamente" parte del personale del consolato di Erbil.

La posizione Ue e dell'Italia
La situazione desta alta attenzione anche nell'Unione Europea: la titolare della Farnesina, Federica Mogherini, ha chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario degli Affari Esteri e, pur escludendo la partecipazione dell'Italia a un vero e proprio intervento militare nel Paese arabo, ha ammesso che "verifiche tecniche" sono in corso, anche da parte della Difesa, per un eventuale "sostegno all'azione militare" del governo autonomo del Kurdistan. A sua volta il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, si appellato ai ventotto affinché "si mobilitino" per rispondere alle richieste di aiuto dei curdi, fornendo loro "armi e munizioni".