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CULTURA

Londra

Ritrovata la lettera "eretica" di Galileo Galilei

Gli storici la consideravano irrimediabilmente perduta, era invece nel catalogo di una biblioteca londinese con una errata attribuzione di data. Non una biblioteca qualunque, ma quella della Royal Society. A scoprirla, il ricercatore Salvatore Ricciardo

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L'originale della lettera eretica di Galileo (Credits: The Royal Society)
Era data per perduta, in realtà era nascosta in bella vista la lettera originale nella quale Galileo Galilei mise in discussione la dottrina della Chiesa, secondo cui era il Sole a orbitare attorno alla Terra. Il documento, di 7 pagine, si trovava nel catalogo di una biblioteca londinese con una errata attribuzione di data da ben 250 anni. Non una biblioteca qualunque, ma quella della Royal Society.
 
Il suo ritrovamento aggiunge nuovi dettagli e fornisce nuovi elementi utili alla lettura delle vicende che nel 1633 portarono alla condanna di Galileo per eresia.

Scritta all'amico Benedetto Castelli- matematico dell'Università di Pisa- il 21 dicembre del 1613 e firmata "GG", la lettera scatenò un putiferio: per la prima volta, l'astronomo sostenne che la ricerca scientifica dovesse essere libera dalla dottrina teologica. Ma il suo ritrovamento rappresenta qualcosa di più: è anche la prova di come, all'inizio dei contrasti con le autorità religiose, Galileo abbia cercato di calmare le acque.

Esistono, infatti, due versioni della lettera: una (quella ritrovata) fu inviata all'Inquisizione a Roma il 7 febbraio del 1615 dal frate domenicano Niccolò Lorini. Una settimana dopo, Galileo scrisse a un amico, sostenendo che Lorini avesse inviato una versione modificata della lettera e allegò un testo decisamente meno provocatorio. Affermò che si trattava dell'originale e chiese all'amico di consegnarla ai teologi in Vaticano.  In effetti, la prima lettera è costellata di correzioni. Ma l'analisi della scrittura, fatta dopo il ritrovamento, ha rivelato che quelle modifiche furono fatte dallo stesso Galileo e non da Lorini.

La missiva è stata in possesso della Royal Society per due secoli e mezzo, ma è sfuggita all'attenzione degli storici. E' stato il ricercatore Salvatore Ricciardo, dell'Università di Bergamo, a scoprirla. Ricciardo ha visitato la biblioteca della Royal il 2 agosto scorso per motivi completamente diversi. Mentre sfogliava il catalogo online ha fatto la scoperta: "Ho pensato "non posso credere di aver scoperto la lettera che praticamente tutti gli studiosi di Galileo pensavano irrimediabilmente perduta" ha raccontato. "Sembrava ancora più incredibile perché la lettera non si trovava in una biblioteca oscura, ma nella biblioteca della Royal Society."

Ricciardo, insieme al suo supervisore Franco Giudice presso l'Università di Bergamo e allo storico della Scienza Michele Camerota dell'Università di Cagliari, descrive i dettagli e le implicazioni della lettera in un articolo in stampa presso la Royal Society Journal Notes and Records.