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POLITICA

Il braccio di ferro

Moody's taglia il rating dell'Italia. Duello tra Salvini e Di Maio sul condono

Al termine di una giornata tesa nella maggioranza, l'agenzia Moody's taglia il rating dell'Italia a Baa3 da Baa2 con outlook stabile

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Al termine di una giornata tesa nella maggioranza, l'agenzia Moody's taglia il rating dell'Italia a Baa3 da Baa2 con outlook stabile. Lo afferma Moody's in una nota. Si scongiura così lo scenario ancor più negativo di un outlook negativo, che sarebbe stato preludio a ulteriori declassamenti fino a finire fuori dalla categoria dei titoli ritenuti più affidabili.

La decisione è legata a un ''cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato'' rispetto alle attese.

L'agenzia sottolinea la ''mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita'', e questo 'implica'' il prosieguo di una ''crescita debole nel medio termine''. I piani del governo non rappresentano un ''coerente programma diriforme'' che può spingere ''la mediocre performance della crescita su base sostenuta''. L'agenzia di rating ha quindi spiegato di avere declassato l'Italia, preoccupandosi per il fatto che ci sarà una
stabilizzazione, non una riduzione del debito.

E poi: le possibilità di un'uscita dell'Italia dall'euro sono al momento ''molto basse'', ma potrebbero aumentare ''se le tensioni fra il governo italiano e le autorità europee'' sulla manovra e sugli impegni sui vincoli di bilancio ''dovessero subire un'ulteriore escalation''.

Secondo l'agenzia di rating, l'Italia mostra ancora importanti punti di forza del credito che bilanciano l'indebolimento delle prospettive fiscali. Tali punti di forza comprendono un'economia molto ampia e diversificata, una solida posizione estera con avanzi delle partite correnti e una posizione di investimento internazionale pressoché equilibrata. Le famiglie italiane hanno inoltre un alto livello di ricchezza e un importante cuscinetto contro gli shock futuri oltre a rappresentare una potenziale fonte di finanziamento per il governo.

La prima reazione politica viene da Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: "Moody's taglia rating Italia a Baa3 da Baa2. Sotto accusa legge bilancio. In passato agenzie rating hanno dimostrato arroganza, ma mai come in questo caso il governo deve fermarsi. Non può trascinare Italia nel burrone, non può giocare con risparmi e vita degli italiani. Ora basta", scrive su Twitter.

Le tensioni nella maggioranza
Duello durissimo, rigorosamente a colpi di dirette Facebook. Salvini e Di Maio alimentano lo scontro senza filtri, con un solo punto fermo: il governo durerà cinque anni. Anche se a dire il vero, ascoltando le parole pronunciate dai due leader del governo giallo-verde, non si direbbe. Le accuse vengono lanciate senza colpo ferire. Il pomo della discordia è sempre il maxi-condono spuntato magicamente nel decreto legge fiscale.

Matteo Salvini improvvisa una diretta sui social dal lago di Toblino, mettendo in chiaro che "per scemo non ci passo. Io sentirò tutti, però inizio ad arrabbiarmi perché in quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva - affonda Salvini -. A me del condono non me ne frega un accidente. La Lega è nata per dare lavoro e ridurre le tasse, non per condonare. Se qualcuno era distratto, non dia colpe ad altri. Il decreto lo abbiamo scritto tutti insieme", attacca.

Botta, si diceva. E risposta... Il capo politico del Movimento 5 Stelle non se la lascia scappare e, dal suo studio di palazzo Chigi, sbatte i pugni sul tavolo: "Io non ci sto a passare per bugiardo e neppure per distratto". Durante la riunione dell'esecutivo, spiega il titolare del Mise, "non si è mai parlato di condono penale e di fondi esteri. Se lo si fosse fatto se ne sarebbe accorto anche Salvini".

Semplici schermaglie o l'inizio di una crisi? Tra i due, che non si risparmiano 'dichiarazioni di stima' a vicenda, il punto di attrito resta il decreto legge fiscale, ma non solo quello. Dalla Lega è infatti è partito il tam tam su tutti quei provvedimenti da cui emergono divergenze lampanti: abolire la sanatoria sugli immobili di Ischia (fortemente sponsorizzata dallo stesso Di Maio), bloccare l'aumento dell'Rc auto che peserebbe al Nord e, non per ultimo, il dl sicurezza e immigrazione, a cui i pentastellati hanno posto ben 81 emendamenti "come fossero all'opposizione" lamenta il leghista. "Ragazzi non si fa così tra alleati di governo, se c'è qualcosa che non va si parla - avverte -. Spero che la notte porti consiglio, io mantengo i patti e vado avanti. Ma se presentate 81 emendamenti, la tirate lunga sulla legittima difesa e qualche ministro si sveglia sull'autonomia".

Il Carroccio è pronto a presentare un emendamento al dl Genova. Insomma è questo il prezzo per cancellare quella frase evidenziata da Di Maio durante la trasmissione di Bruno Vespa. Il capo politico M5S, a sua volta, ribatte: "Non è colpa mia se io e Salvini non ci siamo potuti ancora confrontare sugli emendamenti presentati al dl Sicurezza e sui nodi da sciogliere". Poi colpisce di fioretto: "E' legittimo stare in campagna elettorale in Trentino, per carità. Ma non ci si puo lamentare da una diretta Facebook, abbiate pazienza. Io sono qui". La resa dei conti, comunque, è rimandata a sabato mattina, quando si uscirà dal web e si entrerà a palazzo Chigi.