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POLITICA

A Roma il comizio del segretario della CGIL: "Questa è la piazza del lavoro"

Cgil, piazza contro il jobs act. Camusso: "Pronti allo sciopero generale"

Secondo la Cgil almeno 1 milione di persone in piazza contro le politiche sul lavoro del governo. Il segretario generale dal palco: "Noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro" e promette: "Continueremo, anche con lo sciopero generale". Sull'art. 18: "Non è un totem ideologico, va esteso non abolito" 

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Roma
Un milione di persone, secondo la Cgil, alla manifestazione nazionale a Roma contro il Jobs Act e la manovra del governo. Ma "questa è solo una parte della protesta" promette la leader Susanna Camusso che annuncia "siamo pronti allo sciopero generale" per cambiare la legge sul Lavoro. Le fa eco il ledaer della Fiom, Maurizio Landini, che dal palco di San Giovanni, sfida il governo: "Corteo strariuscito, l'esecutivo non ha il consenso di quelli che lavorano e di quelli che lo cercano".

"Avanti anche con lo sciopero generale"
'Lavoro, dignità, uguaglianza per cambiare l'Italia' gli slogan della manifestazione. Sul palco risuonano le note di "Nessun dorma" dalla Turandot di Puccini: il messaggio è sempre per il lavoro, dal momento che a intonare l'aria sono stati i 180 lavoratori e lavoratrici dell'orchestra dell'Opera di Roma sulle cui teste pendono i licenziamenti. "La giornata di oggi non è solo una fermata - promette Susanna Camusso - La Cgil è pronta a continuare la sua protesta per cambiare il Jobs act e la politica di questo governo anche con lo sciopero generale" poi si rivolge a un altro palco, quello dov'è riunita parte del Pd a Firenze:  "Si sappia a palazzo Chigi e alla Leopolda che noi non deleghiamo a nessuno le questioni del lavoro". Il segretario generale della Cgil si rivolge direttamente al presidente del Consiglio: "Siete ossessionati dal numero 80?" (riferendosi al bonus in busta paga ndr) "Noi lo siamo dalle percentuali dell'occupazione". 

"Renzi stai sereno"
Dal palco di San Giovanni il numero uno della Cgil torna a parlare della legge di stabilità e manda un messagio al premier Renzi: "Lunedì vedremo il governo sulla legge di stabilità. Il premier evidentemente non è stato contento, ha chiuso la Sala Verde di Palazzo Chigi e ha spostato l'incontro al ministero del Lavoro. Vorremmo dire al presidente del Consiglio: stai sereno noi non vogliamo la concertazione, noi vogliamo - spiega Camusso - confronti e contrattazione, risposte e soluzione. Noi abbiamo l'idea di cosa si possa fare immediatamente e di cosa si possa costruire". Tra le bandiere del sindacato e dei partiti al corteo spuntano cartelli, realizzati dai singoli manifestanti, contro il premier. "Renzusconi io son io e voi non siete un c..." è quanto si legge sul cartello di un anziano. "Grazie Renzi per lo 'sbocco' lavorativo" si legge sullo striscione di due ragazzi, che rappresenta un uomo che vomita. "La legge di stabilità di Renzi taglia 100 mln dal fondo di non autosufficienza, questa è pura meschinità", il messaggio di un altro cartello.

Squinzi: "Piazza e scioperi non sono soluzioni per il lavoro"
Non si fa attendere la replica del leader degli industriali. Da Napoli, dove si trova per partecipare al XXIX convegno dei giovani imprenditori, Giorgio Squinzi si dice convinto che “in questo momento di grave crisi, manifestazioni o scioperi non credo siano la migliore delle soluzioni". "Tutti siamo convinti che la questione cruciale sia far ripartire il lavoro e la domanda interna", ha aggiunto il leader di Confindustria "questo però non si innescherà senza un robusto impulso del governo sugli investimenti in infrastrutture". Nello 'Sblocca Italia' "ci sono buoni incipit in questo senso" ma la "profondità della crisi richiede una terapia più robusta". 

L'altro Pd e la sinistra in piazza
Nei cortei a fianco di lavoratori, disoccupati, precari, pensionati e studenti sfilano esponenti della minoranza Pd come Cuperlo, Civati (che ha chiesto espressamente a Bersani, "vieni anche tu", ma l'ex segretario non ci sarà) e Fassina mentre nelle stesse ore la maggioranza si riunisce nella quinta edizione della Leopolda a Firenze con il premier, Matteo Renzi. La giornata più delicata per l'equilibrio interno del Nazareno, diviso geograficamente in due tronconi, non totalmente contrapposti ma diversi nello spirito e nei contenuti: a Firenze il nuovo corso; in piazza a Roma chi è deciso a non alzare bandiera banca di fronte al 'rottamatore'. Questi ultimi dietro lo striscione dell'Unità, nel corteo partito da piazza Esedra.

L'invito della Camusso agli iscritti
Facendo raffronti col passato, dalla Cgil ribadiscono che non sono possibili confronti con la manifestazione del 2002 al Circo Massimo per la difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (premier era Berlusconi), ma il ricordo di quel successo di partecipazione non potrà non tornare in mente a chi era presente (i cortei partirono prima del tempo perchè le piazze del concentramento erano troppo affollate). Camusso ha scritto agli iscritti al sindacato per invitarli a partecipare e al momento le prenotazioni sono moltissime (2.500 pullman e dieci treni speciali oltre a una nave e due voli charter dalla Sardegna per circa 150.000 persone organizzate escluso il Lazio).