Li cerca soci per il Milan

Elliott vigilerà sulla gestione, in assemblea modifiche allo statuto

1490942460619_GettyImages-00043.jpgNel Milan del futuro comanderà Li Yonghong, attraverso il suo braccio destro David Han e l'ad in pectore Marco Fassone, ma sulla gestione del club eserciterà una certa influenza e un'accorta vigilanza Elliott Management, il fondo statunitense che ha giocato il ruolo del “cavaliere bianco” consentendo in extremis al cinese di avere a disposizione tutti i fondi necessari per concludere il 14 aprile il closing con Fininvest, già due volte rinviato.

Il fondo statunitense, che dopo 40 anni di attività gestisce asset per 31 miliardi di dollari, per la prima volta è intervenuto nell'acquisizione di una società sportiva, e ora Li ha 18 mesi per restituire i 303 milioni di euro (in parte con interessi dell'11,5% e in parte al 7,7%) di prestito ponte ricevuti dalla sua Rossoneri Sport Investment Lux, costituita in Lussemburgo anche per superare i condizionamenti politici della stretta all'esportazione dei capitali imposta da Pechino.

Potrebbe essere utile anche ad attirare nuovi investitori. Dopo il closing potrebbero aprirsi altri scenari. Intanto Elliott vigilerà sulla gestione del club (influenzerà quindi le operazioni con effetti finanziari) e potrà designare un proprio rappresentante all'interno del cda del Milan che nascerà nell'assemblea del 14 aprile. Nel consiglio d'amministrazione dovrebbero esserci anche lo stesso Li, David Han, e un terzo personaggio cinese, Lu Bo, il presidente di Haixia, il fondo provinciale coinvolto sin dall'inizio dell'operazione, oltre all'ad in pectore, Marco Fassone, all'avvocato Roberto Cappelli e al manager Marco Patuano.

Oltre al rinnovo delle cariche, fra due settimane l'assemblea (ore 14.30 a Casa Milan) approverà anche alcune modifiche allo statuto, che da tempo erano nei piani della futura proprietà per snellire le regole di governance e che in parte sarebbero legate anche all'evoluzione della vicenda con l'entrata in scena di Elliott.

Si tratta di sei articoli, inclusi quelli sulla clausola di gradimento sul trasferimento delle azioni, sulla composizione e il funzionamento del cda (ora può essere formato da 3 a 15 membri, diventerà probabilmente di minimo 6 e massimo 7), e la nomina del presidente, carica che attualmente spetta alla "persona posta al vertice della catena partecipativa di controllo della società", e quindi a nessuno all'infuori di Silvio Berlusconi, che dopo il closing potrebbe mantenere la carica di presidente onorario.

Ancora incerto è il futuro dell'ad Adriano Galliani, che (come gli altri consiglieri) il 14 aprile darà le dimissioni e comunque dovrebbe partecipare all'assemblea.

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  • pubblicato30.03.2017
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